Doveroso un enorme GRAZIE al miticissimo Crafter, senza la cui gentilezza ed enorme disponibilità nulla sarebbe stato possibile se non, forse, il solo viaggio andata e ritorno.
Arrivati negli USA, iniziamo con qualche attività di pulizia successiva all'uragano a noi tutti noto che ha recentemente devastato la zona
se ne approfitta per fare legna in modi più o meno moderni
ma alla fine eccoci qui pronti per la partenza con un minivan (in America lo chiamano mini ma in Italia di mini avrebbe solo il nome) carico all'inverosimile con tutto il necessario.
qui in posa con un amico 'mericano mentre Crafter scatta la foto.
dopo una tappa all'OCC (Orange County Chopper) proseguiamo fino a destinazione.
l'arrivo nell'Adirondak è con il buio e presto presto accendiamo il fuoco visto che la colonnina di mercurio tende ai -15 C° in diminuzione
alle mie spalle il "lean-to" nel quale dormiremo si può dire virtualmente all'aperto con indosso abbigliamento tecnico, dentro sacchi a pelo per clima artico e sotto coperte a doppia trapunta per scongiurare il windchill :Wind chill - Wikipedia, the free encyclopedia.
L'indomani mattina all'alba subito in piedi e, dopo una buona colazione ipercalorica, subito in movimento.
La tabella di marcia prevede una lunga ciaspolata lungo un bellissimo sentiero dentro uno stupendo bosco alla volta di un lago gelato.
Primo step la registrazione all'ingresso, così che se in serata qualcuno ha avuto la malaugurata idea di perdersi o farsi male il Ranger del parco non trovando la sigla d'uscita allarmerà i soccorsi.
l'itinerario si incrocia con passaggi di animali quali daini ma anche lupi testimoniati dalle tracce nella neve
comunque, piano piano, dopo qualche ostacolo
si arriva al lago
piccola pausa ristoro, dove delle impertinenti cincie vengono a rubarci i biscotti dalle mani
giusto per non sbagliare torniamo sui nostri passi, seguendo le tracce, la segnaletica e dando comunque un occhio al GPS.
la sera comunque botta di cività
Salendo verso il Canada, che dista circa due ore d'auto, ci fermiamo in un altro lago ghiacciato ben più grande. Qui l'attraversata richiede qualche precauzione come una corda di sicurezza, senza imbragatura, ma è comunque è sempre meglio che niente.
avanti andava Crafter che con le ciaspole batteva la neve, consentendomi così di sprofondare il meno possibile
cercando comunque di essere rapidi perchè il disgelo era già iniziato e con il bastoncino si sentiva con facilità il ghiaccio a meno di 10cm di neve
ecco come andava posizionata la corda in caso di emergenza, per un punto di ancoraggio fermo e sicuro sul quale fare forza per tirarsi fuori dall'acqua
due giri sotto il piede, poi uno dietro il polpaccio, quindi tirare con presa in basso verso l'alto caricando tutto il peso sul piede.
dopo la lunga traversata and after the thrill is gone un meritato riposo (sapete com'è, quando sentite scricchiolare il ghiaccio sotto i piedi...) ci vuole
per il ritorno usiamo la stessa strada dell'andata, notando con sgomento che in neanche un'ora lo strato di neve si è ulteriormente assottigliato. fortunatamente la strada è battuta e si fa ancora più velocemente.
verso la strada per il Canada, faccio conoscenza con l'arcinota possessività americana per la proprietà privata
Crafter mi assicura che ci sono anche quelli dove c'è scritto che si spara a vista, ma purtroppo non siamo riusciti a trovarne neanche uno
giunti a Montreal ci sistemiamo in un bellissimo albergo (wifi, hall, reception, letti, cuscini insomma c'è tutto...)
triste città, specialmente il centro e specialmente di domenica:
scale. infatti le città canadesi per il freddo invernale si sviluppano anche nel sottosuolo dove per il rigido freddo hanno una doppia vita. ecco uno dei tanti accessi.
Solo un giorno e poi di corsa di ritorno negli USA in direzione di Witheface Mounatin dove c'è una bellissima strada che porta in vetta.
ecco l'ingresso qualche giorno prima
ed ecco la salita
foto volutamente sottoesposte (non ritoccate) per descrivere la cupezza della giornata
eccomi con la vetta sullo sfondo
.
Il primo giorno a New York è un vero tour de force
raggiungo Manhattan in treno e subito mi fiondo all'Empire State Building avendo preventivamente fatto il biglietto Speedy Gonzales che, si costa il triplo, ma mi fa saltare tutte le code.
A parte il siparietto al punto di controllo sicurezza dove, percependo che avrei dovuto spogliarmi, chiedo all'addetta alla sicurezza se ha tempo visto che io "EDC ambulante" di cose proibite addosso ne ho tante, lei risponde che ha tutta la giornata ed io replico che la trascorrerò con lei con tanto piacere.
Così tra l'ilarità (iniziale) degli astanti, vengono fuori prybar, leatherman, torcia di sicurezza, accendino a benzina, accendino antivento, ed altri oggettini che secondo loro erano decisamente utili per costruire un ordigno nucleare artigianale. Rilasciatami una ricevuta per tutto il ben di Dio che mi hanno trattenuto continuo la mia scalata al palazzone dove scatto un mare di foto tra le quali:
quindi giù di corsa sempre esibendo il mio biglietto e quindi saltando tutte le code e con un breve giro di metro destinazione Coney Island in onore del miticissimo film I Guerrieri della Notte
ecco il lungomare ed a seguire la stazione. il lunapark è un normalissimo lunapark
adesso, il gioco si fa più difficile, perchè con un cambio di mezzo devo puntare al traghetto di Staten Island così da poter fotografare lo Skyline di Manhattan e la Statua della Libertà ed il tutto aggratis
mentre ci avviciniamo alla statua delle libertà e tutti sgomitiamo per fotografarla, ecco che con la coda dell'occhio intravedo un gabbiano che vola a fianco del traghetto... è un attimo e mi volto dal lato opposto e comincio a scattare un tutt'altra direzione
comunque tranquilli, la statua l'ho beccata comunque
lo so la più bella pende, ma non ho avuto ancora voglia di raddrizzare cento e passa foto...
infine altra corsa (in metro) alla Central Station per scattare le ultime foto con il mio nuovo 10-22.
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