fuoripista sui Nebrodi

Un’ora di permesso, un salto a casa per una doccia, cambiarmi, zaino in spalla e via!
La Sicilia mi stà offrendo una magnifica giornata di sole e posso permettermi il lusso di farmi una sgroppata di cento chilometri in moto in maglietta senza dovere indossare il giubbotto.
In un’ora e mezza circa raggiungo casa di Alessandro, dove lascerò posteggiato lo scooter per il periodo dell’escursione. Un caffè gentilmente offerto dalla ditta alexlicc e mentre con Alessandro facciamo il punto dell’escursione consultando le cartine arriva Salvo.
Con assoluta calma ci avviamo alla volta di Portella dell’Obolo ma arriviamo che è già buio, quindi decidiamo di accamparci a ridosso della strada sterrata che altro non è che la dorsale dei Nebrodi.
Mentre accendo un piccolissimo fuoco, Salvo monta la tenda mentre io mi astengo visto che essendo un nuovo acquisto preferisco rimandare il primo montaggio quando ci sarà luce.
Pur essendo a solo un centinaio di metri dalla strada provinciale siamo già nel fitto del bosco, tant’è che ci accorgiamo che c’è una volpe che ci gira intorno nascosta nella macchia.
Una frugale cena e ci ficchiamo nella tenda che, pur sembrando dall’esterno molto piccola, si rivela una due posti più che dignitosa, anzi quasi comoda!








Il silenzio è tale che dall’interno percepiamo tutti i rumori del bosco, lo zampettio della volpe sulle foglie, il rosicchiare di un animale, ed una macchina che si avvicina, si ferma ed una luce che illumina la tenda…
Sinceramente quello non è esattamente un posto adatto alla gioviale socializzazione, e quando l’auto se ne va proseguendo per la dorsale, ci sentiamo più sollevati.
Appena riprendiamo sonno percepiamo nuovamente lo scricchiolio di ruote sulla ghiaia ed un sommesso rumore di motore. Anche questa volta si ferma in prossimità della tenda. Guardo l’orologio, è quasi l’una e non sono contento. I secondi scorrono ma l’auto non intende ripartire, forse ce l’hanno proprio con noi penso, ed ogni dubbio viene fugato quando suonano il claxon…
Suona una volta, suona due volte, ok credo si debba uscire a vedere cosa vogliono. Molto eroicamente mando avanti Salvo visto che si era coricato con le scarpe, e mentre si gira per uscire mi dice che hanno il lampeggiante acceso. Bene, allora cazziatone dalla forestale e sicura discussione sul fatto che ci siamo accampati lì.
Salvo è fuori e mi dice che DEVO uscire, e mentre mi metto gli scarponi sento una voce che gli chiede se è solo e quindi di farmi uscire dalla tenda.
Esco e mi trovo davanti due persone in abiti civili, una Subaro dei carabinieri… e due pistole spianate.
Non state vicini! non vi avvicinate! chi siete! cosa fate qui! documenti! Insomma non ci facciamo mancare nulla. Mentre Salvo mostra i suoi vado in tenda a prendere i miei. Insomma pian piano l’atmosfera si rilassa e mentre il più giovane va in macchina a registrarci cominciamo a scambiare quattro chiacchiere con il più anziano che nel frattempo ripone la pistola nei pantaloni. Lo convinciamo che nonostante il nostro abbigliamento non siamo cacciatori e che non abbiamo armi, appuriamo che (secondo lui) il piccolo serramanico di Salvo è illegale, ma appena spieghiamo che serve a tagliare il salame gli dice di metterlo via. “Ma come vi avventurate da queste parti!” esclama ad un certo punto, senza sapere che generalmente ci accampiamo in posti ben più isolati.
Comunque alla fine se ne vanno, ma io non ho più sonno e decido di andare, lampada frontale indosso, ad esplorare l’attacco del sentiero per l’indomani. Alla fine però mi convinco, abbandono l’attività e ci ritiriamo in tenda. Sarà una notte quasi insonne con ciliegina sulla torta, diverse macchine che imboccavano la dorsale verso le quattro del mattino.
Alle 7 in punto sentiamo una macchina che arriva, si ferma, scende qualcuno e subito dopo grida "vieni qui!", bene, deve essere Raziel con il cane... Usciamo dalla tenda e facciamo conoscenza mentre facciamo colazione con il caffè ed il cornetto che Giuseppe ci ha portato. Si perchè Raziel è il nome del cane!
Il tempo di organizzarci, di andare a riempire l'acqua alla fontana (conoscendone la posizione i Nebrodi sono pieni di sorgenti d'acqua), e poi con un occhio al GPS ci avviamo nel fuoripista.








Il percorso è molto agevole visto che non troviamo in assoluto ostacoli al cammino se non l'unico fastidio dei rami secchi caduti dagli alberi che cercano continuamente di farci inciampare.




Cerchiamo di mantenerci sulla traccia GPS che ci ha dato Alessandro, ma la bellezza del posto, la bella compagnia e la chiacchiera mi fanno perdere di vista il Garmin e, navigando a naso, faccio fare al gruppetto una piccola variazione sul percorso decisamente inutile.




Ci mettiamo velocemente il linea e ci ricongiungiamo alla traccia prevista, che per un lungo tratto costeggia il confine tra i comuni di Capizzi e di Mistretta. Ogni tanto ci fermiamo per dare da bere a Raziel che tra lo scorazzare in lungo ed in largo ed il mollare pisciatine ogni 3 alberi necessita spesso di rifornimento idrico.




A conti fatti, il percorso è un'unica salita con qualche piccola discesa, e questo mette a dura prova la mia resistenza, così che appena si presenta un punto più ameno o un motivo di interesse ci fermiamo.








Manchiamo la prima radura, ma grazie al GPS decisamente grafico di Giuseppe centriamo la seconda.





Dove decidiamo di accamparci.
Memore delle esperienze precedenti cerco un posto a ridosso della radura per essere al riparo dal vento e comunque lontano dagli escrementi di animale dei quali ne è letteralmente cosparsa (pericolo zecche?), e li montiamo il campo.






Monto per la prima volta la mia nuova Camp bivak e mi accorgo che è veramente piccola! Per entrarci devo prima sdraiarmici accanto e poi scivolarci dentro.






Per agevolare l'operazione e non riempire la tenda di foglie predispongo una zona franca con il poncho, sulla quale prevedo di lasciare gli scarponi avvolti in un sacchetto di plastica, durante la notte.
Ormai è ora di mangiare e ci apprestiamo a cucinare





Il dopo pranzo è interamente dedicato al riposo sotto tutte le sue forme




Terminando poi, visto il fresco e l'umidità sotto gli alberi, ciascuno dentro la sua tenda.
Ci svegliamo verso del 17 sentendo tuonare in lontananza. Salvo sale sulla radura e nota che ci sono nuvoloni neri in avvicinamento.
Sia io che Salvo abbiamo una monotelo, anzi io ho poco più di un tarp, e solo Giuseppe ha una tenda più performante. Inoltre non so se la pendenza del terreno è tale da garantirci il deflusso delle acque o anche il deflusso delle tende, anche perchè l'entità del possibile acquazzone non è quantificabile... ma intanto tuona, caspita se tuona!
Propongo allora di smontare il campo e di sfruttare le quasi 2 ore di luce restanti per raggiungere i bungalow di Sorgente Nocita navigando in linea retta per circa 2,3km, poi però pensando ad un maltempo persistente ed alla strada da Sorgente Nocita fino a Portella dell'Obolo (che non è poca) allora lancio l'opzione di raggiungere direttamente le auto, tanto è tutta discesa...
Discesa o non discesa, è in questo tratto che vado decisamente in affanno, così da rifiutare i diversi tagli diretti proposti da Giuseppe, optando per una strada battuta che con qualche sali e scendi ci ha portati poco sotto P.lla dell'Obolo.
Arriviamo alle auto che è buio e, tra il pernottare un'altra volta in zona carabinieri-cacciatori e tornare a casa, optiamo per la più tranquilla.
Ed io? eccomi qua!






considerazioni sui materiali
tenda Camp Bivak: è veramente la quintessenza della tenda minimale. Una monotelo leggerissima e piccolissima. Sinceramente non so parlare sulla sua tenuta all'acqua, ma comunque sconsiglio di fare esperimenti in cima ad una montagna. E' piuttosto carente come ventilazione e sto pensando ad una soluzione per applicare una piccolissima zanzariera così da poter lasciare aperta una parte dell'entrata.
tappetino Thermarest Z light: per essere la prima volta che me lo sono portato dietro mi è sembrato un poco scomodo da trasportare, è però vero che la sua conformazione da un comfort decisamente superiore ai tradizionali tappetini scout.

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