Dorsale dei Nebrodi, seconda metà della parte centrale

Dietro l'insistenza di Elio, Imerese in ferie emigrato a Roma ed amico di forum, ho organizzato un'uscita sui Nebrodi a lui sconosciuti. La scelta è caduta sulla seconda metà della parte centrale della dorsale dei Nebrodi. Appuntamento alle 4.30 del mattino all'uscita di termini e, mentre è ancora notte ci avviamo alla volta di S.Aagata di Militello e quindi verso Portella Femmina Morta, e quindi lo sbocco della dorsale sulla SS289 (trovato grazie al gps). Il tempo di indossare scarponi e zaino e via! Come programma è presto ed abbiamo tutta la giornata davanti. L'attacco è in salita ma sinceramente non lo patisco tanto, comunque il percorso si snoda in una continuazione di salite discese e piani, però tutti dolci e per nulla impegnativi, sarà però la distanza (16km) a fiaccarmi.




Lo zaino è ridotto all'osso e non mi da per niente fastidio. Ad un certo punto la strada si apre, e mentre ci guardiamo attorno vediamo alle nostre spalle la maestosità dell'Etna ancora incappucciata di neve e fumante.





Odore di prato ci avvolge con momenti di cipolla selvatica, profumi quasi dimenticati. Procediamo come due diretti, con velocità costante e brevissime pause. Un'occhiata ogni tanto al gps ci aggiorna sui nostri progressi e sul quanto ci manca all'arrivo. Quasi superflua la sua consultazione per la strada visto che la dorsale, essendo la più battuta, è inconfondibile.

























Ogni tanto vediamo scorrere acqua, ma stupidamente non ho pensato per le prossime uscite a segnare i punti. A parte 2 mandriani con le loro mucche non incontriamo anima viva. Si giunge infine a destinazione, cioè l'inizio di una salita piuttosto erta e lunga rispetto al resto del percorso, e considerando che sono decisamente stanco ho calibrato bene il percorso. Comunque chi decidesse di fare dorsale nel verso canonico troverà questo tratto in discesa. Elio è decisamente più in forma di me e quindi più vitale, io invece mi pento di non aver portato l'amaca, e comunque non intendo sdraiarmi perché temo di beccare qualche zecca.
Passano 2 fuoristrada, ed entrambe (a parte uno dove gli occupanti mi avevano scambiato per Padre Pio...) si fermano per chiederci se va tutto bene e se non avessimo bisogno di qualcosa. Una mela offerta dal mio buon compagno d'avventura e via sulla strada del ritorno. Questa volta faccio minor uso della sciarpa a rete sulla testa visto che le mosche sulle cacche bovine che abbiamo incontrato all'andata sono diminuite, quindi provvidenziale anche il cappello a larga falda che ha funto da supporto. Pausa pranzo a base di panini, con salame di S.Angelo di Brolo e vino offerti dal buon Elio. Nel mentre scende la nebbia, la temperatura s'abbassa ed inizia a piovere.



























Finiamo di mangiare e lemme lemme continuiamo la strada del ritorno. Ad essere sinceri il ritmo è decisamente calato ma il GPS ci conforta segnalandoci sempre meno strada da fare.
L’ultimo tratto in discesa è interminabile e sembra non arrivare mai, ma alla fine giunti in prossimità della statale ecco la sorpresa: un gruppo di Suini Neri dei Nebrodi che ci affrettiamo a fotografare.





Quindi via gli scarponi, zaino in macchina e via sulla strada di casa.

ecco qualche dato sull'andata ed il ritorno


  



cosa ho usato: il GPS, la compattina, lo zaino, 2 panini 120gr di companatico, il cappello, la fascia a rete, gli scarponi, una bottiglia in plastica da 1lt, il micropile, la giacca in goretex.
cosa potevo lasciare a casa (non usato): 2 coltelli (camillus e bacho) visto che il pane potevo tagliarlo con il leatherman, un panino, una lattina di tonno, una banana, il poncho, il survival kit, un mazzo di cordini, una borraccia in alluminio da 0,66, qualche moschettone.
in pratica potevo rosicchiare un chilo e rotti ai già pochi dell'equipaggiamento.

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