ho trovato in rete questo interessante articolo sulla storia di uno tra i più famosi e diffusi coltelli in assoluto: il KA-BAR USMC.
tradotto, ve lo propongo
USMC Mark 2 Combat Knife - KA-BAR e la sua evoluzione
Inviato il 16 Maggio 2012 da Joad
Il coltello da combattimento americano KA-BAR USMC è diventato uno dei coltelli di maggior successo in uso. Creato dalla Union Cutlery Company nel 1941 per tutti gli usi questo strumento di sopravvivenza era su specifiche del governo stato progettato per essere efficace come arma difensiva, martello, apriscatole, scavo strumento e utensile da taglio.
L'origine del primo prototipo del KA-BAR , il 1219C2, aveva le sue radici nella prima guerra mondiale
Prima Guerra Mondiale
La guerra di posizione della prima guerra mondiale portò ufficialmente il coltello a principale arma da combattimento sul campo di battaglia.
I sistemi di trincea in Belgio e Francia estesi per centinaia di chilometri furono principale teatro di combattimenti corpo a corpo effettuati con le baionette del tempo simili a lunghe spade.
E 'emerso durante la fine della prima guerra mondiale che un progetto nuovo coltello era necessario per soddisfare le esigenze non solo di combattimento ravvicinato, ma anche per versatilità di utilizzo. Dopo il confronto dettagliato delle armi di trincea allora in uso dagli Stati Uniti e Francia venne iniziata, nel 1918, durante gli ultimi mesi della guerra la produzione del coltello Mark Trench I. La maggior parte di queste armi però non venne mai rilasciata.
Il Mark I era composto da un pugno di ferro in fusione di bronzo. Il pomo era stato fissato in modo che, se usato con sufficiente forza, avrebbe potuto fratturare il cranio di un uomo. Con una lama a doppio filo, era utile sia per la spinta che per taglio. Tuttavia, a causa di lamentele da parte dei soldati riguardo la rottura della lama, il Mark ebbe una vita breve, e ne vennero prodotte solo 120 mila unità.
Con la fine guerra nel 1918 l'evoluzione e lo sviluppo del coltello da combattimento militare continuò.
Seconda Guerra Mondiale
Quando gli Stati Uniti entrano in guerra nel 1941, la maggioranza degli americani erano armati con la baionetta modello M1905 (in seguito ribattezzata M1942)
, e l'esercito americano aveva un solo coltello da combattimento - il Mark I
Il Corpo dei Marines al momento aveva solo lo Stiletto Marine Raider assegnato alle sue forze d'elite, ma quest’ultimo era più utile per uccisioni silenziose, piuttosto che attività di utilità generale.
Molti Marines preferirono allora portarsi i coltelli da casa. Per la maggior parte coltelli da caccia della Union Cutlery Company modello L76 e L77. Un dettaglio di ciò si vede nel film Salvate il soldato Ryan addosso al tiratore scelto Daniel Jackson che utilizza un classico coltello da caccia.
La riproduzione proposta del Mark I venne respinta, e il governo degli Stati Uniti chiese ai fornitori di coltelli militari di sviluppare specifiche di un moderno coltello da combattimento, utilizzando i disegni del Mark I e coltelli civili da caccia / coltelli modello utilità.
Varie modifiche a disegni portarono al prototipo 1219C2. Realizzato con lama spessa brodo, guardia dritta e pomo martellato, ma aveva anche le famose rondelle in pelle compressa. Il 1219C2 è stato poi rivestito con una finitura opaca non-riflettente per ridurre i riflessi. (I Marines ad oggi aggiunsero un ulteriore strato di vernice nera per aumentare la riduzione dei riflessi e resistenza alla corrosione).
Il 23 novembre del 1942 il Corpo dei Marines degli Stati Uniti ha adottato il 1219C2 in seguito ri-designato USMC Mark 2 Combat Knife .
La Marina degli Stati Uniti ha inoltre adottato il 1219C2 come Knife US Navy Utility, Mark 2 .
Il 2 Mark divenne di utilizzo generale nel Corpo dei Marine degli Stati Uniti, ed veterani di ritorno espressero la loro sorpresa sulla sua efficacia in combattimento.
La Union Cutlery Company marchiò il suoi coltelli da combattimento/utility Mark 2 con il marchio "KA-BAR", e già nel 1944 - indipendentemente dal produttore - tutti i Mark2 divennero noti come KA-BAR .
Usato in otto guerre - Seconda guerra mondiale, la guerra di Corea, Vietnam, Grenada, Operazione Giusta Causa, Guerra del Golfo, in Afghanistan e in Iraq - il KA-BAR ha colto nel segno come uno dei coltelli di maggior successo realizzati.
Oggi KA-BAR è fatto di 1095 Acciaio Cro-Van, flat-groung, facile da affilare, e dispone di un angolo di filo di 20 gradi ed è efficace come un coltello da combattimento e strumento di utilità. Con un grado di durezza di 56-58 HRC, il carbonio a moderata e bassa combinazione di acciaio al cromo consente la lama di tenere il filo abbastanza bene.
... E la leggenda nata durante la seconda guerra mondiale continua, e più di 70 anni dopo, il doppio scopo di progettazione sta ancora facendo il suo lavoro.
Coltelli Commemorativi
Servire il nostro Paese richiede dedizione, coraggio e sacrificio.
Per trovare i regali degni di onorare il personale militare in servizio attivo e in pensione, i coltelli KA-BAR sono senza tempo, pezzi che i coraggiosi uomini e donne delle nostre forze armate apprezzeranno.
tratto e tradotto da http://www.akti.org/education
Coltello: educazione e sicurezza
AKTI ha contribuito a educare le forze dell’ordine ed il pubblico in generale sul fatto che i coltelli di tutte le forme, dimensioni e meccanismi sono intesi come strumenti per una varietà di compiti essenziali. I coltelli creati e utilizzati dai nostri membri svolgono un lavoro vitale, ricreativo e persino funzioni salvavita.
Punti chiave sulla sicurezza del coltello.
1. Arresto - assicurarsi che il coltello non sia a portata di mano di nessuno
2. Fuori – tagliare sempre in direzione opposta alle dita o altre parti del corpo
3. Filo - un coltello dalla lama affilata è un coltello sicuro
4. Conservarlo – se non usato tenere il coltello chiuso o nella sua custodia
Messaggio per i genitori
I vostri bambini avranno a che fare con i coltelli per tutta la vita.
Si insegni l'uso sicuro di questi strumenti il prima possibile. Vi invitiamo a leggere queste informazioni per contribuire a insegnare loro la sicurezza e la manutenzione durante l'uso del coltello. È importante che i vostri bambini capiscano che un coltello può essere pericoloso se non utilizzato con la giusta cautela.
Iniziate mostrando ai vostri bambini l'utilizzo sicuro del coltello in cucina. Insegnate loro come affilarlo, come usarlo per tagliare correttamente, come conservarlo con cura e rispettarlo come ogni strumento.
Crediamo sia importante che ogni bambino sappia che:
1. I coltelli sono strumenti e non giocattoli.
2. I Coltelli affilati sono strumenti sicuri. Un coltello trascurato può essere pericoloso.
3. Il bordo tagliente e la punta della lama devono essere sempre puntati in una direzione sicura.
4. I coltelli non devono essere assolutamente portati in quei posti dove sono proibiti, come le scuole, o in qualsiasi altro luogo dove non sono autorizzati.
Introduzione
Congratulazioni per il tuo "primo coltello". Sii orgoglioso per il fatto di essere considerato maturo abbastanza da possedere e portare un coltello.
Il possesso porta con sé anche la responsabilità di utilizzarlo in maniera sicura e corretta. Come un martello o una sega, il coltello è uno strumento che necessita di un trattamento e di una corretta manutenzione. Bisogna sapere ciò che il coltello può e non può fare per capirne il suo corretto uso.
Leggi questo manuale con molta attenzione. Esso offre preziosi consigli e suggerimenti su come ottenerne il massimo per molti anni a venire.
Conosci il tuo coltello
Il tuo "primo coltello" è più di una lama affilata con una manico a cui aggrapparsi. Esso può includere un cacciavite, lima, forbici, pinzette o altri strumenti specializzati. Il tuo coltello si può ripiegare all'interno del manico (a serramanico) o avere una custodia dove riporlo quando non viene utilizzato (a lama fissa). Ciò porta il vantaggio di poter proteggere la lama e soprattutto il filo. Inoltre previene eventuali incidenti. La lama è realizzata in acciaio legato di alta qualità. Questo acciaio è formulato per essere forte, per mantenere un buon filo e per conservare la sua brillante finitura lucida con una corretta manutenzione. Il tuo "primo coltello" può darti molti anni di utilizzo sicuro e senza problemi. Come tutti gli strumenti, esso deve però essere mantenuto con la pulizia, l'oliatura e la lucidatura.
Sicurezza
Ricordatevi sempre di utilizzare il coltello con sicurezza.
• Assicuratevi di conoscere il vostro coltello prima di usarlo. Operate in maniera sicura sia quando lo aprite che quando lo chiudete.
• Portare sempre con voi il coltello con la lama o chiusa o nella sua custodia.
• Un coltello affilato sarà sempre più sicuro e farà un lavoro migliore, perchè necessita di meno forza durante l'uso, con conseguente rischio di rottura.
• Utilizzate il coltello solo per tagliare. Non usatelo come martello, accetta, etc.
• Ricordatevi di non colpire oggetti di taglio.
• Non lanciate il coltello (a meno che non sia stato specificamente progettato per farlo e, anche in questo caso, fatelo solo se ne siete capaci).
• Se la lama del coltello non si blocca in posizione aperta, non esercitate pressione su di essa in una direzione che potrebbe chiuderla sulle dita.
• Chiedetevi sempre: "Se il mio coltello scivolasse accidentalmente dove andrebbe a finire?" Se la risposta è: "Verso di me o verso il corpo di qualcun altro", cambiate la vostra posizione.
Manutenzione
Otterrete il miglior servizio dal vostro coltello, se tenuto in buone condizioni.
• Rimuovete tutta l'acqua e asciugate accuratamente il vostro coltello.
• Usate un olio leggero per coprire la lama e le parti incernierate.
• Eliminate l'olio in eccesso.
• Quando il coltello non viene utilizzato per un lungo periodo di tempo, assicuratevi che le lame e i meccanismi abbiano un rivestimento protettivo di olio. Ciò eviterà che si arrugginiscano.
• Non tentate mai di smontare il coltello. Farlo vi lascerebbe con un coltello inaffidabile e non più coperto dalla garanzia dalla maggior parte dei produttori.
Affilatura
È facile mantenere la lama affilata. Utilizzate una buona pietra per affilatura o uno dei sistemi disponibili in commercio. Per ottenere i migliori risultati durante questa fase, seguite sempre le indicazioni indipendentemente dal sistema scelto. Se lo affilate regolarmente, saranno necessari solo pochi colpi per avere sempre un buon filo.
1. Mantenete la lama a 10°-15°.
2. Premete il coltello in direzione del filo.
3. Eseguite su entrambi i lati del coltello. Premete in direzione opposta al punto 2, sempre in direzione del filo.
Affilate sempre il vostro coltello in direzione opposta al vostro corpo.
Quando affilate su una pietra per affilare, alcuni coltelli richiedono che sia rimosso l'acciaio con un angolo preciso.
Accarezzare la lama sulla pietra con un angolo di 10-15 ° toglie lentamente il metallo. Il metallo è in realtà raschiato dalla lama rendendola più acuta ad ogni colpo, come se si stesse tentando di tagliare una fetta sottile dalla superficie della pietra.
Etica all'aperto
È importante rispettare gli ambienti esterni. Lasciate sempre l'area come era quando siete arrivati, o in condizioni migliori. Seguite sempre le linee guida e i regolamenti. È importante leggere tutti i segni e conoscere le norme specifiche prima di avventurarsi su di un sentiero, lago, fiume o area ricreativa. Le linee guida e i regolamenti sono stabiliti perché la zona possa offrire ogni anno le stesse caratteristiche positive a ogni visitatore.
Organizzazione
Dalla newsletter AKTI di fine 2006
Gli esseri umani hanno costruito e utilizzato coltelli per migliaia di anni. I disegni ed i materiali di oggi sono più sofisticati e complessi rispetto al passato e continueranno ad evolversi. Ridotto alla suoi elementi essenziali, un coltello ha una o più lame che sono protette da un manico o da un fodero quando non vengono usate.
Tagliare Lontano da te
I coltelli sono tra gli strumenti più sicuri, se utilizzati correttamente e rispettati. La prima regola di sicurezza del coltello è sempre quella di tagliare lontano dal proprio corpo o da quello di un'altra persona. C'è sempre la possibilità di un incidente se la lama si blocca o scivola. Rispettate la stessa regola anche quando si pratica l'affilatura delle lame. Tagliate sempre lontano da voi e da chi vi sta vicino.
Incidenti possono verificarsi anche quando il taglio avviene su un oggetto che non è fissato saldamente. Tagliare sempre su una superficie stabile e per tenere fermo l'oggetto utilizzate preferibilmente una morsa. Se non ne foste in possesso potete tagliare purchè una persona vicina non rientri nell’arco d’azione della lama o della punta.
Ricordate che i coltelli sono in genere attrezzi per il taglio. Non sono martelli. Se usato come un martello, la forza del colpo può causare lo scivolamento della mano lungo la lama. Oppure si può non colpire l'oggetto a cui state mirando e colpire le dita o il polso. Tagliare o martellare con un coltello può anche causare la sua rottura e i suoi pezzi possono volare in tutte le direzioni, finendo anche nei vostri occhi o in quelli di un vostro compagno.
I coltelli non sono cacciaviti o barre di leva. Una lama che viene sottoposta a torsione può scivolare o scattare, ferendo l'utente. Ogni strumento ha una propria funzione.
Affilato è più sicuro
Lame ben affilate sono in realtà più sicure. Ci vuole meno energia per fare un taglio con una lama affilata. E una lama affilata è meno probabile che si blocchi. Quando una lama si blocca, l'istinto naturale è quello di applicare più forza o pressione. Questo è quando si verifica la maggior parte degli incidenti.
L'altro pericolo di utilizzare una lama smussata è che la forza del taglio possa scheggiare o piegare la lama se colpisce un oggetto duro.
Altri suggerimenti per la sicurezza
Prestate la massima attenzione quando maneggiate coltelli pieghevoli, sia in apertura che in chiusura.
Non trasportate lame sguainate o coltelli pieghevoli in posizione aperta in tasca. Una caduta potrebbe ferire o recidere un'arteria.
Tenetelo oliato, conservatelo asciutto
Il coltello e il manico sono costituiti da una varietà di materiali. Alcuni di loro sono resistenti all'ossidazione, di conseguenza alla ruggine. Alcuni invece no, soprattutto se il coltello viene bagnato. Anche gli acciai "inossidabili" possono essere danneggiati da acqua e alcune sostanze chimiche. L'acqua salata è particolarmente corrosiva.
Se utilizzate molto il vostro coltello, un leggero strato di olio applicato al meccanismo di ripiegamento manterrà il funzionamento senza intoppi.
Ogni pochi mesi pulite ogni traccia di sporco dall’impugnatura e dalle guancette della lama. Uno stuzzicadenti funziona molto bene e non danneggia il metallo. Poi riapplicate un leggero strato di olio per proteggere il metallo dall'umidità.
Se siete dei collezionisti, applicate ogni tanto un leggero strato di olio con un panno morbido oleoso.
I coltelli devono essere conservati in un posto fresco e asciutto, questo impedirà l'ossidazione.
I segreti dell’affilatura
Se c'è un segreto dell’affilatura, è questo. Farlo più spesso. Quando una lama diventa estremamente smussata, è molto difficile ripristinare il tagliente
Alcune leghe e alcuni processi di stampa creano un acciaio che mantiene il filo per un tempo più lungo. Certo, se usate il coltello solo per aprire per le lettere, non può essere un grosso problema per voi.
Se invece utilizzate il vostro coltello per usi più pesanti, allora si avrà la rimozione delle particelle più piccole di acciaio dalla lama ad un ritmo più veloce. Ecco perché la lama diventa smussata.
Affilare una lama rimuove anche piccole particelle di acciaio dalla lama, ma togliamo strati sottili e uniformi di acciaio con un angolo acuto per ricreare quel bordo affilato. L'angolo di affilatura consigliata è di 10-15 gradi. Che la vostra lama molare sia o convessa concava o rettilinea determinerà l'angolo ideale di affilatura.
Quando affilate una lama, spingete sempre la lama lontano da voi. E se si danno cinque colpi da un lato della lama, è necessario dare cinque colpi con stessa pressione e stesso angolo sul lato opposto.
Tenete il coltello pulito e nitido. Utilizzatelo in modo sicuro e responsabile. Sarà un valido strumento (o perfino un salvavita) per molti anni.
Dai nostri primi giorni in cui abbiamo imparato a mangiare abbiamo usato utensili. I bambini iniziano il processo utilizzando le dita. Poi passano ai cucchiai, alle forchette e, infine, vengono autorizzati a tagliare il proprio cibo con un coltello.
Utilizzare la lama in sicurezza inizia con il chiaro messaggio che i coltelli sono strumenti, non giocattoli. Un luogo ideale per insegnare la sicurezza nell'uso del coltello è in cucina. Consentite ai bambini di aiutare con la preparazione dei pasti. Insegnate loro a usare i taglieri, usando lame che non siano scheggiate o con punte piegate. Essi impareranno che i coltelli dello chef francese, i coltelli da bistecca, i coltelli per sbucciare e i coltelli per il pane funzionano meglio quando vengono utilizzati per i loro relativi compiti.
L'affilatura dei coltelli e la cura del coltello hanno regole di base. Insegnate loro queste regole, se necessario rafforzatele, e seguitele sempre anche voi. Quando le proprie parole corrispondono le giuste azioni si ha lo strumento didattico più potente di tutti, la potenza del modello positivo.
Infine, rispettate le politiche di tolleranza zero stabilite dalle scuole locali. Se i vostri figli frequentano scuole pubbliche o private, assicuratevi che la scuola abbia una politica di tolleranza zero sul trasporto dei coltelli negli edifici scolastici.
EDC è un acronimo che significa every day carry.
E’ un termine che ricorre spesso nelle conversazioni in ambiente escursionistico e survival così come anche nelle relative scritture.
In sostanza è un set di oggetti atti ad affrontare gli imprevisti e le difficoltà di ordine pratico quotidiane. Non riesco a trovare un altro modo di definirlo, anche perchè secondo me, l’EDC è più uno stile di vita.
Come riferimento posso segnalare il sito http://everyday-carry.com/ dove l’argomento viene sviscerato in modalità squisitamente americana, con particolare attenzione alla sezione fotografica.
Proprio qui si ha la chiara idea di cosa significhi e di come possa spaziare per completezza un EDC.
Ma torniamo all’argomento con un occhio particolare a chi è la prima volta che si imbatte in questo concetto.
Come ho già detto è più uno stile di vita, ed infatti stà nella personalità del soggetto sentire il bisogno di assemblare ed ancora di più portare con se quotidianamente questo mini set da sopravvienza (passatemi il termine improprio)
giusto per iniziare a dare, in pratica, un’idea del concetto, ecco qui un veramente minimalista EDC che comprende un cellulare di ultima generazione, una penna, le chiavi dell’auto con un mini multitool come portachiavi, il portafoglio e l’orologio.
Chi ha composto questo EDC vuole dirci che non esce mai di casa senza avere indosso ed in tasca questi oggetti dei quali, probabilmente, non riesce a farne a meno.
qui ne abbiamo uno leggermente più evoluto ma comunque ancora gestibile visto che siamo molto lontani da certi eccessi.
Questo appartiene sicuramente ad un medico e contiene, una custodia in gomma per i-phone4 e panno in microfibra, una chiavetta USB da 16G, una penna nera Papermate, un’Agenda Moleskine, un orologio analogico, le chiavi dell’auto e come portachiavi una piccola pry-bar, una lampadina a led ed un coltellino. Oltre al portafoglio abbiamo in alto delle forbici per tagliare gli indumenti, un orologio digitale Casio, una Peli VersaBrite 3 (lampadina che si aggancia alla camicia per avere le mani libere), clip da cintura per la radio, radio trasmettitore per i-pod per sentire comodamente le cuffiette in ambuanza, torcia a penna, lampada a led della Fenix, coltellino svizzero e stetoscopio.
Perchè ho elencato il tutto? per dare idea del cosa e del perchè questo signore si porta dietro tutto questo ben di Dio ogni giorno.
Essendo un medico o un paramedico, porta con se, oltre a degli oggetti che possono tornargli utili nel quotidiano, come l’agenda moleskine e le chiavi dell’auto, degli altri strettamente connessi con la sua professione che esercita o forse teme di dover esercitare all’improvviso, ed ecco le forbici per tagliare gli indumenti per scoprire una ferita, la torcia a penna per la reazione pupillare, l’orologio analogico per misurare le pulsazioni ecc. ecc.
Insomma un EDC dedicato ad una professione.
Esistono poi EDC che a mio avviso denotano forme paranoidi o cose simili, ed ecco che allora siamo in presenza di veri e propri kit di sopravvivenza che culminano dove è consentito con armi da fuoco.
Fino ad ora sto semplicemente cercando di spiegare la reale filosofia dell’EDC cercando di viaggiare il più lontano possibile dalle leggende metropolitane, agli eccessi o, come ho già detto paranoie. Si perchè portare con se nel centro di Miano un set di ami da pesca con relativo filo e piombi...
Se adesso foste intenzionati a creare i vosrto di EDC, cosa potreste metterci?Decisamente oggetti che potrebbero tornarvi utili nel quotidiano o, anche in situazioni non dico eccezionali ma comunque relativamente fuori dall’ordinario. Con questo però non dico di portavi dietro un piede di porco qualora si bloccasse la serratura della porta del bagno.Un attrezzo che decisamente si dimostra utile in più di una circostanza senza per questo passare per Rambo esaltati è, o il coltellino svizzero o un multitool.Generalmente si pensa ad un modello piccolo o comunque medio, e questo perchè parliamo di un kit che, dovendolo sempre portare con noi, deve risultare piccolo e maneggevole.
Un’altra cosa gettonatissima negli EDC sono le lampadine tascabili. Qui si può spaziare dalla normale torcia più grande e performante fino alla minuscola lampadina a bottone che, non ci farà vedere a 50 metri di distanza ma che ci permetterà di trovare le chiavi cadute sotto la macchina o salire le scale al buio.
Si può continuare con l’immancabile accendino, qualche metro di cordino, una scatola di cerotti o qualsiasi altra cosa la nostra fantasia ci possa proiettare nella necessità di averne bisogno.Semprechè si tratti di EDC d’emergenza, altrimenti basterà inserire l’orologio, il portafoglio, le chiavi di casa ed una caramella alla menta.Un discorso a parte meritano i contenintori degli EDC.Considerando che oltre l’80% di questi kit tende all’emergenza, potrei averne bisogno o e se capitasse ?, tutti avranno bisogno di un contenitore o una pochette che contenga il tutto e che ci consenta di portarla con noi agevolmente.Qui la scelta è decisamente sterminata ed è ovviamente dettata dalle nostre necessità.Borsette floscie con attacco alla cintura o a moschettone, scatolette metalliche, scatole di plastica trasparente a tenuta stagna sono le tre macrocategorie principali, poi c’è il grande oceano della fantasia.Personalmente mi ritengo un EDC vivente perchè ho tutto il materiale sparso nelle tasche, marsupio o giacca. Quotidianamente porto con me da sempre un multiuso Letherman Wave al quale si è aggiunto negli anni un accendino a benzina a tenuta stagna, un orologio con bussola e altimetro, un neck knife (ultimo arrivato) e poi un marsupio che contiene un GPS, 2 chiavette USB da 16 e 32G, un HD da 80G, una compattina, 30 metri di cordino in kevlar ed un’altro multitool più performante.Ovviamente è la mia personalissima interpretazione dell’EDC, mentre la vostra quale sarà?
Tutto quello che avreste voluto chiedere su un kit da sopravvivenza ma che non avete mai osato chiedere
quello dei kit da sopravvivenza è uno degli argomenti senza fine che ricorrono nei forum di escursionismo o, all’inglese bushcraft.
resta sempre da capire se, la costituzione del kit ha una reale necessità, è un vezzo una moda, un passatempo o una mania.
in questa sede non cercheremo di sviscerare le paranoie di chi si vuole imbarcare in questa impresa ma, cum grano salis, vi prenderemo per mano e vi accompagneremo in questa avventura nella speranza che, alla fine, anche voi avrete approntato il VOSTRO kit, che porterete sempre con voi in escursione senza però dovervi mai pentire dei grammi o etti che comunque peserà.
sono anni che bazzico forum italiani ed anglofoni, e l’argomento è sempre lì, sempre presente con presenza cadenzata. Insomma si capisce che è un qualcosa che colpisce, senza che probabilmente i più ne conoscano la reale utilità e/o significato.
in base al nome, ragionandoci sopra, il kit deve essere una serie di oggetti e strumenti che devono tornarci utili in un contesto in cui la nostra incolumità è in pericolo, altrimenti che survival sarebbe?
a questo punto, dovremmo forse fare un distinguo: kit salva vita o kit d’utilità?
sono sicuro che il 99% dei lettori, data la tipologia delle escursioni che pratica avrà bisogno di un kit d’utilità, discostandoci per esempio diametralmente dai survival kit in dotazione ai piloti dell’aviazione militare che potrebbero realmente ritrovarsi in pericolo di vita.
la prima differenza con questo tipo di kit sono sicuramente le dimensioni. certamente un pilota che si muove dietro le linee nemiche non può portare con se un fagotto da mezzo chilo grande quanto una pagnotta ma, e qui entriamo nel contesto, la classica scatola da tabacco.
cerchiamo comunque di non confondere le due tipologie che tratteremo separatamente ed iniziamo con il normale kit d’utilità, che un semplice trekker porterebbe con sè in escursione.
come primo assunto consideriamo che viviamo in italia, e che siamo quindi in un paese altamente antropizzato. sarà quindi molto difficile addentrarsi in una landa desolata a tal punto da essere distante decine di chilometri dalla civiltà più vicina, ed allora per assurdo una bussola può essere utile per uscire da un bosco e non certo per tirarsi fuori da un deserto…
come secondo assunto esistono regioni dove non ci sono fiumi o laghi degni di nota, e quindi inserire nel kit il necessario per pescare è decisamente fuori luogo
come terzo assunto viviamo in una nazione dove le stagioni sono decisamente più miti che in altre parti del globo e dove, salvo rarissimi casi, non esistono animali predatori pericolosi per l’uomo.
quarto assunto: nell’escursionismo vale sempre la regola che è meglio se è più leggero
queste sono regolette che ritroveremo spesso nei ragionamenti per la costituzione del nostro kit, si perchè non vi dirò cosa metterci, ma ci arriverete voi ragionandoci sopra.
questo perchè come ogni cosa vale sempre la regola della domanda: COSA DEVI FARCI?
grande differenza c’è infatti nel materiale di pronto soccorso necessario per tutelarsi in un’escursione domenicale e quello di un viaggio di quindici giorni nella lontana e selvaggia Alaska! fa anche differenza se avete venti anni e siete sani come un pesce o ne avete cinquanta e siete già affetti da diverse patologie.
elemento discriminante è anche il vostro livello di paranoia. volete cioè tendere ad un kit realmente minimalista e quindi da scatoletta di tabacco o volete prevedere ogni eventualità e quindi da marsupio pieno come un uovo che sfiora i cinque kg? ricordate il quarto assunto
in pratica il soggetto è lo stesso, ma cambia l’approccio.
non avremmo allora solo fiammiferi, mini coltellino, bussola a bottone, ami e filo, fil di ferro, lampadina mignon e qualche cerotto, ma anche una borraccia con gavetta, un coltello full tang, un’accetta, un seghetto a serramanico, un tarp, una coperta d’emergenza, un fornellino, luci chimiche, disinfettante, laccio emostatico (DANNOSISSIMO SE NON SAPUTO USARE !!!!!!!!), mazzo di carte per i solitari, ecc. ecc. ecc.
dopo aver letto tanti articoli scritti da chi esponeva il proprio kit, posso comunque dirvi che la configurazione definitiva è SEMPRE arrivata dopo tanto tempo e tanti tentativi.
ho anche letto di kit che avrebbero fatto invidia alla dotazione di un’ambulanza della CRI, mancando forse solo del defibrillatore. un’esagerazione che andava ben oltre l’essere previdenti, inoltre, siete sicuri che sia il caso di portare ago e filo se non siete in grado di suturare? meglio forse munirsi di cerotti di sutura, la cui applicazione è decisamente meno cruenta…
altro discorso è da farsi invece se ci si trova a fare una spedizione, p.es. in Africa con un gruppo piuttosto nutrito (in risposta alla domanda COSA DEVI FARCI) siete i responsabili del gruppo ed avete anche nozioni di primo soccorso. Allora non si avrebbe più a che fare con un kit di sopravvivenza ma con un kit di pronto soccorso diversamente attrezzato e possibilmente collocato in un contenitore ad hoc.
penso a questo punto di aver esposto tutti gli aspetti logistico pratici di un kit potendo passare ad una disanima dei possibili componenti di quest’ultimo.
cominciamo con elencare le necessità che si possono presentare in un contesto di “necessità/difficoltà”
1) attività primarie
2) fuoco
3) riparo/copertura
4) cibo
5) cure mediche
6) necessità accessorie
attività primarie
per me sono il taglio, l’illuminazione e le legature
taglio: il coltello è lo strumento principe dell’escursionista. badate bene ho scritto strumento. consideratelo quindi alla stregua di un’utensile e quindi tutto quello che può scaturirne.
in base alle dimensioni del contenitore si può partire dalla lama del bisturi in confezione sterile (ad uso anche medico), passare al piccolo serramanico, continuare con il multi lama, salire al folder più grosso e finire al full tang
illuminazione: una minilampadina a led occuperà veramente poco spazio e fornirà una luce decente, ma nessuno ci vieta di sacrificare spazio e di salire ad illuminazioni che superano anche i 100 lumen. per chi non volesse essere schiavo delle batterie può optare per una lampadina a dinamo
legature: spago, cordino, paracord, fil di ferro o filo di rame. tutto materiale valido sia per effettuare legature che per improvvisare delle trappole, anche se in Italia questa attività è ILLEGALE
fuoco
è quella che ritengo la cosa più importante, anche al di sopra del cibo.
a mio avviso, lo strumento principe per accendere il fuoco è il firesteel, a seguire in ordine sparso fiammiferi contro vento ed accendino piezo, da preferirsi a quello tradizionale a pietrina perchè quest’ultimo diventa inutilizzabile con le mani bagnate.
il sistema più veloce per accendere il fuoco è l’utilizzo di una buona esca. esperienza mi ha insegnato che la migliore in assoluto è il cotone idrofilo imbevuto di olio di vaselina. oltre ad essere immediatamente infiammabile è anche idrofugo. basta trovare un piccolo contenitore stagno (anche un barattolino porta pillole) ed il gioco è fatto
riparo/copertura
in emergenza, per coprirsi va benissimo la classica coperta alluminata. costa poco, è piccola/leggera e funziona alla grande. certo mal si concilia con il kit da scatola di tabacco, ma se avete un po più di spazio fateci un pensierino.
il riparo è fondamentale e lo si può creare sicuramente se siete in possesso di un vero coltello o con molta fantasia se l’unica lama che possedete è un coltellino a serramanico da 5cm.
una buona idea è quella di procurarsi un telo di paracadute che, oltre ad avere grandi doti di resistenza, si appallottola molto fino ad occupare pochissimo spazio. da un giusto ritaglio si può ottenere sia un riparo che un’amaca, ma anche una sacca a tracolla.
cibo
inserire del cibo in un kit sarebbe pura utopia, prima per la quantità secondo per la scadenza. ha invece più senso attrezzarsi per procurarsene in corso d’opera.
comunque, in Italia in base al primo assunto una barretta energetica è più che sufficiente dato che per qualche giorno senza mangiare si può resistere ma se ci trovassimo in qualche landa desolata dell’immancabile Alaska allora dovremmo dedicarci a cacciare e/o pescare.
ok quindi al kit da pesca ed ai cordini ed il fil di ferro per preparare le trappole.
cure mediche
un kit veramente minimale si compone di materiale per rimediare a tagli ed abrasioni. tutto quello che va oltre richiederebbe comunque delle nozioni che non tutti hanno (ad esempio voi sapete suturare un taglio?). comunque le dimensioni del kit dovrebbero variare proporzionalmente alla distanza del centro abitato più vicino e dovrebbe anche tenere conto di vostre eventuali patologie pregresse. il contenuto cambierebbe anche in virtù della zona del pianeta in cui andreste ad avventurarvi. comunque fondamentale è un colloquio con il vostro medico curante che sicuramente saprà consigliarvi per il meglio.
quello che comunque non deve mancare è:
disinfettante, garze sterili, cerotti, sparadrappo, forbicine, pinzette, guanti sterili monouso.
il tutto in una borsetta dedicata possibilmente di colore rosso per una rapida individuazione con annesso un piccolo telo per riporre il materiale quando lo si usa.
poi a seguire tutti quei farmaci che concorderete con il vostro medico.
necessità accessorie
in questa categoria rientra tutto e niente
un coltello full tang, un seghetto a serra manico, un’accetta, un telo da ferramenta, una lampada frontale. c’è anche chi si porta un libro per passare il tempo chi il lettore mp3 per ascoltare musica che delle carte per farsi dei solitari. sta a voi decidere cosa potrebbe esservi utile e del quale non vorreste farne a meno.
ricordate comunque che ci sono cinque cose che un mini kit non può fare:
1) salvare la vostra vita - su nessun strumento da sopravvivenza o raccolta di essi si può risparmiare e comunque può sempre succedere che qualcosa facente parte del kit non funzioni o si guasti
2) essere l'unico strumento di sopravvivenza - un piccolo kit può essere al massimo una marcia in più o comunque meglio che niente
3) sostituire abilità ed esperienza - sono queste le due cose che fanno veramente la differenza, i componenti del kit sono un aiuto, un bonus, nulla di più, ragionate in quest'ottica
4) essere una soluzione di sopravvivenza a lungo termine - non ci si può affidare al contenuto di una sacota per tabacco in caso di inondazioni o terremoti. in queste circostanze necessita una pianificazione preventiva a lungo termine
5) sostituire una pre-pianificazione - lasciare sempre detto dove si va prima di partire per qualche escursione faciliterà di gran lunga le operazioni di recupero dei soccorsi. cosa che una scatoletta con qualche utensile non potrà mai sopperire.
un interessante sito dove leggere un altro punto di vista sull'argomento è QUESTO
è la domanda dalle cento pistole! la risposta si trova dentro al triangolo compreso tra questi tre oggetti: il tarp la tenda e l'amaca.
ognuno è caratterizzato da peculiarità che lo rendono imbattibile rispetto agli altri ma al contempo perdente sotto altri aspetti.
anzichè partire dall'oggetto ed arrivare alla conclusione credo sia più semplice parlare delle caratteristiche, farne una loro disanima, in modo che poi alla fine ognuno di noi possa darne un valore e quindi sommatili decidere quale sia delle tre quella che gli sia più confacente.
le voci sono parecchie e sicuramente non riuscirò ad esaminarle tutte, cercherò comunque di toccare le più importanti.
-leggerezza
-costo
-montaggio
-praticità
-trasporto
-impermeabilità/protezione
-vivibilità
-comodità
LEGGEREZZA
il tarp vince alla grande. si viaggia sui 600-700 grammi, per l'esattezza 650gr per il 3m x 3m della dd-hammocks che, a quanto pare sia uno tra i migliori. a seguire l'amaca circa 820gr (Frontline dd-hammocks) e quindi la tenda (dal chilo e mezzo in su).
cito prodotti dd-hammocks per il motivo che li conosco personalmente e perchè si tratta di un'azienda produttrice leader.
COSTO
anche qui il tarp vince a mani basse, lo si compra a 39€ da army sport rivenditore esclusivo per l'italia per la dd-hammocks. nulla però esclude di usare spendendo molto ma molto meno un telone da ferramenta, perdendo però in praticità e configurabilità o usando addirittura il poncho, che però è decisamente molto ma molto più piccolo e quindi decisamente più minimale.
MONTAGGIO
qui, cercando di essere il più obiettivo possibile, è una questione personale.
c'è chi monta la tenda come speedy gonzales mentre chi è già in piena confusione solo per capire quale sia il sotto e quale il sopra.
potrei dire l'amaca, ma mentirei perchè quest'ultima viaggia sempre con il tarp per proteggersi dall'umido della sera. guarda caso cosa resta? il tarp! due alberi, ma anche uno, un cordino oppure i bastoncini da trekking usati come paletti ed il gioco è fatto. ovviamente necessita una certa manualità ed anche la conoscenza delle molteplici figure che si possono ottenere da un telo 3x3 o addirittura 3x4. Ecco QUI un tutorial.
PRATICITA'
qui la cosa va contestualizzata, perchè se ci troviamo in un campeggio allora sicuramente la tenda garantirà la nostra privacy, ma anche in un bosco eviterà che lo scoiattolo monello ci freghi la tavoletta di cioccolato alle nocciole, è però anche vero che nel bel mezzo del bosco sotto un bel telo si ha un bel senso di libertà ed ariosità.
l'amaca stà nel mezzo, ma di lei ne parlerò in seguito, perchè merita un discorso a parte perchè è proprio lo stare in mezzo che a mio avviso la rende particolarmente interessante.
-piccola parentesi-
è bene che si sappia che, a mio avviso, nessuna delle tre esce vincitrice. generalmente hanno deciso per me su cosa usare le condizioni ambientali o il peso.
TRASPORTO
tarp, sempre tarp. è piccolo e leggero specialmente quando ben ripiegato. segue l'amaca che diventa un sacchettino e quindi la tenda che da sacchetto passa a salsicciotto e poi, pacco e via via sempre più grande, grossa e pesante. ma le comodità si pagano, e la tenda ne offre parecchie, su questo non ci piove!
IMPERMEABILITA'/PROTEZIONE
a prescindere dalla qualità dei materiali, qui vince sicuramente la tenda.
quando si è chiusi dentro ad una buona e ben montata tenda, qualsiasi temporale ci fa un baffo! ovviamente parliamo di tende umane e non bare travestite da tende come quelle monoposto ultralight buone solo per dormirci.
in una decente due posti si può leggere, stare seduti e, se l'abside ed il maltempo lo consentono anche cucinarci. chiuse tutte le cerniere nessun giro di vento potrà portarci pioggia addosso, cosa che invece con il tarp... insomma è più cosa da sopravvivenza che da vacanza.
l'amaca se ben montata, con un telo ben collocato e chiuso con delle mollette nei punti critici (purchè non ci sia vento troppo forte) può rivelarsi un comodo nido, ma comunque nulla a che vedere con la tenda.
VIVIBILITA'
anche qui, la cosa è relativa. per qualcuno è decisamente molto più vivibile un bel riparo sotto un telo con addirittura un fuocherello acceso (cosa che in tenda vi sognate), un comodo sgabello, e lo sguardo che vaga nel bosco mentre per altri è tutto il contrario preferendo stare chiusi dentro una tenda. l'amaca in questo caso viaggia a braccetto con il telo diventando anzi una comoda poltrona (provare per credere). ovviamente parliamo di condizioni ambientali accettabili, inclusa pioggia purchè verticale.
COMODITA'
che dire... tutto è sempre relativo...
comunque la tenda è sempre la tenda, chiusa e protetta. una volta sistemato materassino e sacco è come stare a casa.
l'amaca è però decisamente più comoda per il nostro fondoschiena visto che non si poggia per terra. si ha solo il problema delle correnti d'aria, ma una volta osservate quelle piccole precauzioni consigliate allora diventa una piccola reggia. per la sistemazione delle cose esistono tante soluzioni e quindi chiunque si sia lamentato lo ha fatto più per incompetenza che per reale esistenza del problema. l'amaca vuole il tarp! inutile fare gli sportivi lasciandolo a casa, la sera l'umido fa quasi sempre capolino, e se non c'è l'umido può esserci il sole di giorno. insomma per stare comodi è vivamente consigliato.
In conclusione sembra che siano più vincenti gli attrezzi più spartani e atipici anzichè la strausata e straconosciuta tenda. Sarebbe così se non fosse che sia l'amaca che il tarp esigono una forma d'adattamento ad un escursionismo/campeggio particolare che invece la tenda non richiede.
L'immersione nella natura è molto più intensa e, o non è da tutti o non tutti possono arrivarci alla prima volta.
Ecco forse la verità è proprio in queste ultime righe.
Chi volesse approfondire ulteriormente l'uso del tarp o dell'amaca, facesse una capatina in questi forum americani dove troverà pane per i suoi denti:
www.bushcraftusa.com
www.bushcraftliving.com
Questa è la domanda che spesso ricorre tra i neofiti ed è per questo motivo che ho deciso di scrivere queste righe. La prima domanda che si fa a chi ti chiede consiglio è: "cosa ci devi fare?", ma il più delle volte la confusione o l'inesperienza sono tali che non si ottiene una risposta chiara ed univoca.Allora mi metterò io al vostro posto tornando con la mente indietro a quando mi sono posto la stessa domanda: "che coltello comprare?"
Esistono diversi approcci alla scelta del coltello, in questa sede userò quello delle attività praticabili con quest'ultimo. Quest'approccio ha un senso visto che la difficoltà delle attività aumenta man mano che aumenta l'esperienza e quindi si partirà necessariamente da un coltello piccolo leggero e facile, che è la cosa che mi sento sempre di consigliare ad un neofita. Nulla toglie che come prima lama ci si possa comprare un bowie, ma come vedremo in seguito anche questo affascinante coltellaccio ha un suo perché che non sempre si sposa con le nostre necessità.
Stiliamo quindi un elenco delle possibili attività da escursione:
A1) tagliare il panino, affettare il salame, sbucciare la mela
A1) tagliare un cordino
A1) fare la punta o intagliare un legnetto
A1) preparare una trappola (in italia attività illegale -bracconaggio-)
B1) spaccare la legna (batoning)
B2) tagliare la legna (chopping)
B3) scavare per terra
C) scuoiare un animale
ho suddiviso le attività in 3 macrocategorie e due in due microcategorie, per essere pignoli.
le attività indicate con la lettera A occupano la stragrande maggioranza delle attività escursionistiche, comprendendo anche uscite di 24-48 ore. Con la lettera B si identificano invece attività con una connotazione decisamente più avventurosa, ma che non basta solo il desiderio di farlo per intraprenderle. Sarebbe in effetti preferibile arrivarci per gradi.
Le attività A1 sono tutte eseguibili con qualsiasi tipo di coltello a serramanico. Menzionerò a seguire i classici, noti per la loro affidabilità dimostrandosi dei must: victorinox ed opinel; il primo può essere, anzi quasi sicuramente lo è, un multiuso. Questo marchio ha accompagnato generazioni di escursionisti dimostrandosi sempre all'altezza. Ovviamente è quello che è, cioè un coltellino. Difficilmente troverete un modello con una sola lama, ma come minimo avrete due lame, una forbicina o una limetta assortite nel modo che preferirete. Le lame sono in acciaio inox di ottima qualità, con un superbo meccanismo di apertura/chiusura che necessita solo un minimo di manutenzione. Gli accessori che questo coltello può fornire sono tantissimi, talmente tanti da entrare nel guiness dei primati. Comunque, qualsiasi modello sceglierete, avrete con voi un ottimo compagno d'avventura ideale per le attività che ho menzionato con la sigla A1. Stessa storia per l'opinel; anche lui un pezzo di storia, che coniuga qualità, affidabilità ad economicità. Lo si trova con la lama in carbonio o inox. I modelli sono caratterizzati da un numero che indica la lunghezza della lama in centimetri. Caratteristico è il blocco della lama in chiusura, dato da un anello in acciaio inox che ruota sull'impugnatura. Esiste anche la linea per i ragazzi con la punta smussata, ma sinceramente ritengo che a fare più danno sia più una lama bena affilata che una punta appuntita. Come serramanico esistono tantissimi altri modelli e marche di buona e ottima qualità, che non stò qui a menzionare perchè non la finiremmo più. Sappiate comunque che con victorinox ed opinel non si sbaglia di sicuro.
Il passo successivo è quello di passare ai lama fissa. La loro peculiarità è quella di una maggiore resistenza agli strapazzi e delle maggiori dimensioni sia di manico che di lama. Non è però detto che il prezzo aumenti di conseguenza perchè esiste una marca che coniuga qualità, costo e leggerezza: si tratta della svedese Mora. Devo ammettere di essere leggermente di parte, ma sfido chiunque a trovare coltelli della stessa qualità e prezzo dei mora. La linea Adventure si stà sempre più arricchendo proponendo lame spesse fino a 3mm con impugnature in plastica e legno. L'affilatura è decisamente a rasoio e molto tenace finchè se ne fa un uso adeguato alla categoria A1. La struttura è un hidden tang quindi la lama prosegue annegata nell'impugnatura (barbaro modo per definirlo. l'immagine che segue rende meglio l'idea:
E' facile comprendere che questo tipo di struttura non sia il massimo della resistenza, ma se saputa usare durerà anni ed anni. Mora rientra in quella categoria di lame che personalmente definisco "sostenibile", trattandosi cioè di coltelli economici, sinceri e dalle ottime prestazioni. Andando oltre entriamo nel campo dei coltelli "seri". La definizione è in effetti un poco infelice perchè mi riferisco a lame di qualità, fatte con pochi o nessun compromesso e, il cui costo è ovviamente allineato. Attenzione però, non possedere un coltello di questo tipo non è per nulla segno di escursionista di serie B, piuttosto frutto di un cammino di scelte o semplicemente di passione o disponibilità economica (e credo di averle dette tutte). E' però anche vero che un buon coltello non deve necessariamente costare uno sproposito, ma di questo ne parleremo con calma in seguito quando menzioneremo qualche modello.
Torniamo ai modelli sostenibili. Nella mia ricerca al momento sono riuscito a trovarne 2 modelli ed una categoria.
Il Bushman della Coldsteel
Coltello caratterizzato dall'essere un unico pezzo d'acciaio sagomato. il manico è cavo, ed oltre a permettere al coltello di trasformarsi in lancia può diventare un contenitore.
pro: molto economico (circa 25€), manico cavo, versatile
contro: acciaio al carbonio quindi arrugginisce se non usato, manico metallico quindi freddissimo d'inverno (necessita impugnatura), lama sottile
conclusioni: ottimo rapporto beneficio costo, per 25€ fa egregiamente il suo lavoro.
Il Grunt della Blackjack
Ottimo attrezzo trovato a 23,50€. una via di mezzo tra un'accetta ed un coltello, a causa dell'inclinazione tra il manico e la lama che tra l'altro essendo lunga oltre 13cm e spessa 4,7mm ha un peso importante. In mano dà una sensazione di consistenza e pur sembrando un hidden tang in pratica è quasi un full tang visto che il metallo arriva quasi al codolo.
pro: molto economico (23,50€), coltello molto sostanzioso ottimo per il chopping e batoning
contro: nulla da riscontrare
giusto il grunt potrebbe, se fosse palesemente un full tang, essere un signor coltello di categoria B, ma il codolo nascosto non mi ispira la massima sicurezza dettata invece dall'intrinseca solidità di un coltello monolitico.
Altro problema è quello (questa è una novità aggiunta in data postuma alla prima stesura dell'articolo) che il Grunt è uscito fuori produzione e quindi problematico il reperimento.
E' però anche vero che, se il coltello mi lascia nella pineta vicino casa è un discorso mentre altra cosa è se si spezza mentre sono in un safari in Kenia o in una solitaria nel bel mezzo dell'Alaska (da qui la domanda "cosa ci devi fare?")
il bushman a sua volta ha tutto a vista, ma pecca per leggerezza e spessore della lama.
Quindi tutte quelle attività classiche dell'accetta chiamate chopping (taglio dei rami) risentono del poco peso e batoning (spaccare la legna lognitudinalmente) risente del poco spessore.
Per non di meno sono comunque due validissime lame di tipo B1 che si adattano al 90% delle nostre situazioni quindi, in definitiva, tutte.
La categoria che da poco ho scoperto ed iniziato ad apprezzare sono i coltelli scandinavi denominati in genere Puukko. Sono una via di mezzo tra l'artigianale e l'industriale, strumenti da lavoro con la lama tozza e corta decisamente connotata al lavoro caratteristico di quelle latitudini. Insomma una lama che va capita ed apprezzata. Sono coltelli a codolo nascosto e quindi nulla a che vedere con i coltellacci da caccia americani full tang, ma a guardarli bene hanno una grazia che va ben oltre la bellezza delle linee secche per esempio degli ESEE (che a me piacciono tantissimo!). Paradossalmente questi coltelli pur essendo semiartigianali si trovano a prezzi molto ma molto umani.
Recentemente se ne trovano con lame lunghe anche fino a 20cm.
Parliamo adesso dei coltelli che mettono in campo anche caratteristiche che vanno ben oltre quelle che io, persona molto pratica, definisco comuni. Ovviamente mi riferisco a prodotti commerciali perchè se diamo uno sguardo al panorama degli artigiani ci si apre un mondo (e ci si svuota il portafoglio). A priori escludo modelli combat e marche che ne producono solo questo tipo, come per esempio la Extrema Ratio. Alcuni marchi produttori di validissimi coltelli sono: Falkniven, Esee, Ka-bar. Delle marche appena citate mi riferisco a particolari modelli più muscolosi e non a tutta la gamma, che comunque non è da trascurare.Avremo così per la Fallkniven: il catalogo che mette veramente in imbarazzo su quale modello scegliere, sappiate comunque che è vera quella pubblicità sui pennelli: non serve un pennello grande ma un grande pennello. Un coltello troppo grande comporta peso, volume e difficoltà a maneggiarlo, come ho già detto a certe dimensioni ci si arriva per gradi ed addirittura non sempre, infatti ci si ferma prima.
La ESEE ex RAT produce una linea di coltelli differenziati da un numero che va da 3 a 6 in base alle dimensioni. Linee pulite, manico in micarta, codolo appuntito frangivetro e tanti altri accorgimenti che ne fanno tutto fuorchè un giocattolo.
Ka-Bar è diventato un nome mitico producendo il famosissimo USMC, il coltello che in dotazione ai marines fece la II Guerra Mondiale, la Guerra di Corea e la Guerra del Viet Nam. Ancora in produzione è, a mio avviso, il miglior rapporto qualità prezzo, pur avendo la Ka-Bar un catalogo quasi sterminato. Attenzione però alle imitazioni Made in China!
Categoria a parte sono poi i chiudibili. Ne esistono un'infinità di modelli per tutte le tasche, sforando anche i 300€, somma per me spropositata (neanche fosse d'oro). Il chiudibile ha l'unico vantaggio di essere facilmente portabile, fine! Per quanto il venditore possa dirvi che è a prova di bomba, appena iniziate a farci attività di tipo B1, inevitabilmente prima o poi vi lascerà, ed assieme a lui gli euro spesi per comprarlo. A questo punto, questione di gusti a parte, basta un opinel o un victorinox.
Concludo con le pinze multiuso. In pratica sono dei tuttofare, e fino ad un certo punto lo fanno anche molto bene. Recentemente ho comprato il Surge della Leatherman. E' un piccolo carroarmato che sostituisce il mio affezionato Wave (sempre Leatherman) per i lavori gravosi, anzi molto gravosi... Se con il wave ci ho fatto di tutto con il Surge dovrei farci di più
Ha una lama da 10cm, un attacco universale per i pin ed un sistema che accetta (per caso?) le lame della bosh. Per essere un multitool pesa abbastanza, però ho la sicurezza che mi stò portando dietro una piccola officina con tanto di sega, affilalame ed accessori vari. Anche la Victorinox produce multitool che non sono niente male, anzi!
Una piccolissima parentesi dedicata agli acciai. Molti si fanno influenzare nella scelta del coltello dall'acciaio con il quale è costruito. Io sarò un superficiale ma a me è fregato poco o nulla, comunque, per chi volesse approfondire sulle caratteristiche intrinseche di questo o quell'acciaio in QUESTO sito c'è una sorta di tabella che, in base all'acciaio ne descrive le peculiarità. Sinceramente non mi sembra di facilissima consultazione, ma una volta azzeccato l'acciaio giusto...
L'attività B3 peraltro molto criticata da chi mi ha letto, la inserisco in quei contesti dove il fine giustifica il mezzo (provate a fare una buca nel permafrost con un legno). Dopo anni di coltelli coltellacci e coltellini sono entrato in possesso di un carbonioso bassolegato che oltre ad essere resistentissimo ha un filo con una notevole capacità di tenuta ed al contempo una grande facilità a rifarlo. Questo rientra nella frase "cosa devi farci con il coltello?": nel mio caso rispondo quasi tutto escluso i lavori di fino. Ed ecco che nasce così uno strumento da lavoro quasi naturale prolungamento della mano di chi lo impugna.
il mio bassolegato
Mi è stato inoltre detto di accennare al seghetto che si può trovare incluso in alcuni multilama o comunque da utilizzare a solo.
Ritengo sia decisamente fuori argomento, ma comunque due righe su questo utilissimo attrezzo non uccideranno nessuno.
L'attività di chopping con il coltello è sicuramente molto coreografica, ma se si è in possesso di un seghetto a serramanico la cosa diventa molto più veloce e sicura. Veloce perchè questi attrezzi hanno delle lame ottimizzate a segare in entrambe i sensi (il fatto che tutte le seghe lo facciano è una bufala). Aggiungiamo anche la praticità data dalla leggerezza estrema, dalla lama che si ripiega e dal fatto che su alcuni modelli c'è un pulsante di blocco in chiusura, apertura o entrambe (bacho laplander). In conclusione a differenza di un accetta, è estremamente difficile mozzarsi un dito con un'attrezzo di questi mentre è praticamente impossibile farsi una ciotola. In definitiva, a ben leggere tra le righe abbiamo dato i pro e contro del seghetto e dell'accetta.
Per quanto riguarda l'attività C lo scuoio, esistono coltelli appositi, riconoscibilissimi per la sagoma tozza e per l'uncino. Li ho menzionati solo per completezza, ma ritengo che siano lame che non rientrino nelle categorie qui trattate per la destinazione d'uso.
E se volessi comprarmi un coltello esagerato? Ci si può rivolgere ad un artigiano di comprovata abilità ed esperienza, che userà materiali senza compromessi sia per la lama che per l'impugnatura. Inoltre il coltello verrà fatto su vostre specifiche e calzerà perfettamente la vostra mano. Questi sono solo alcuni dei vantaggi della lama su ordinazione, che comunque converrebbe farsi fare quando si ha già un minimo di esperienza. Si può guardare alla fascia alta dei tre marchi che ho menzionato, anche se fascia alta significa generalmente lame spropositate: il Thor della Fallkniven ha la lama lunga 25cm!!!
Comunque è una vostra scelta.
aggiungo come spunto di riflessione un intervento dell'amico CROMM tratto dal forum avventurosamente. riflessione al fatto che il coltello come prima cosa è un ferro tagliente, cioè uno strumento da lavoro...
"2 settimane fa ero nel bosco e mi sono fatto un fuocherello e mangiato 2 patate, ma avevo lasciato il coltello in auto e non avevo voglia di tornare indietro. le difficolta' incontrate non sono state poche, per fare la cosa piu' banale del mondo. mangiare.
vorrei vedere le vostre idee e opinioni in merito, poiche' ho notato in questa sezione che spesso che cerchiamo il coltello piu' fico, piu' caro , piu' originale , ma non sono sicuro che tutti abbiano capito il senso di questo oggetto fantastico.pensateci su, pensate cosa fareste senza..."
UN NUOVO MODO DI PENSARE ALL'ESCURSIONISMO OVVERO IMPARIAMO DALLE LRRP (Long-range reconnaissance patrol)
introduzione storica
la Guerra del Vietnam ha inizio nel 1955 e termina nel 1975 quando Saigon viene abbandonata dagli Americani.
le origini hanno radice dopo il termine della seconda guerra mondiale ovvero quando i Francesi cercarono di riappropriarsi dell'Indocina allora conquistata dai Giapponesi.
Questa azione militare trovò però forte opposizione da parte del movimento Viet Minh fortemente legato alle potenze cinese ed unione sovietica e guidato da Ho Chi Minh. La Francia ne uscì fortemente bastonata pur con gli aiuti da parte degli Stati Uniti che desideravano contrastare l'ascesa del comunismo.
Alla COnferenza di pace di Ginevra si divise l'Indocina in quattro, ovvero Laos, Cambogia, Vietnam del Sud e Vietnam del Nord. Quest'ultimo era di orientamento ed influenza prettamente comunista con tendenze di annessione vesro il Vietnam del Sud appoggiato dagli Stati Uniti. Per farla breve, più aumentava la pressione dal nord più aumentava l'impegno americano. Insomma il tutto sfociò in una escalation che portò ad una presenza americana di 472000 uomini.
gli LRRP
Le LRRP sono un misto tra commandos ed incursori che l'esercito americano sperimentò nella guerra in Vietnam. In effetti figure simili già esistettero nella guerra di secessione ma non certo allo stato dell'arte. In pratica ed in breve, ci si accorse che piccoli ed agili gruppi di, mediamente 5/6 uomini, erano decisamente più perniciosi di intere squadre, plotoni o intere compagnie vs. il nemico, nel combattimento nella jungla. Gli LRRP era una unità combattente operativa ridotta all'osso, con mansioni di pattigliamento, acquisizione e distruzione del nemico ovunque lo si ingaggiasse. Erano agili e parimenti letali. Equipaggiate di M60 (detta il porco a causa del peso) avevano un buon fuoco di copertura, mine Claymore ed un arsenale di tutto rispetto, ma che silenziosamente veniva portato a spasso da questi ragazzi la cui età media era di circa 18/20 anni. Rarissimamente usavano zaini, che nella jungla erano d'impaccio, ma un sistema di imbragature al quale veniva attaccato tutto il necessario senza dare spazio al superfluo. ogni cosa aveva il suo contenitore e la sua posizione e quindi un rapidissimo tempo di prelevamento. stessa combinazione la si vede negli odierni reparti speciali.
MA IN PRATICA?
In pratica in normale imbragatura da me testata ha diversi vantaggi.
1) avendo solo bretelle non fa sudare la schiena ma comunque consente una razionale distribuzione della dotazione, purchè sia selezionata cum grano salis. p.es. d'estate no tenda ma poncho, d'inverno tenda monoposto o se biposto doppio telo dividendola in due.
2) tutte le dotazioni tipo pentolino (popote), fornellino (spiritiera), borracce, pronto soccorso, survival kit ed altre amenità, troveranno il loro spazio nelle apposite sacche.
3) l'indispensabile lo si può mettere in un marsupio che potrà stare sempre con noi, anche quando per una ricognizione potremo lasciare l'imbragatura al campo base.
In gergo questa imbragatura si chiama Load bearing equipment ed eccone un esempio (lasciate perdere la pistola...)
La preparazione del viaggio è durata circa 3 mesi e sarò a disposizione di chi desiderasse conoscere tutti i risvolti più o meno occulti dell'organizzazione di un viaggio del genere (durata 12 giorni).
Doveroso un enorme GRAZIE al miticissimo Crafter, senza la cui gentilezza ed enorme disponibilità nulla sarebbe stato possibile se non, forse, il solo viaggio andata e ritorno.
Arrivati negli USA, iniziamo con qualche attività di pulizia successiva all'uragano a noi tutti noto che ha recentemente devastato la zona
se ne approfitta per fare legna in modi più o meno moderni
ma alla fine eccoci qui pronti per la partenza con un minivan (in America lo chiamano mini ma in Italia di mini avrebbe solo il nome) carico all'inverosimile con tutto il necessario.
qui in posa con un amico 'mericano mentre Crafter scatta la foto.
dopo una tappa all'OCC (Orange County Chopper) proseguiamo fino a destinazione.
l'arrivo nell'Adirondak è con il buio e presto presto accendiamo il fuoco visto che la colonnina di mercurio tende ai -15 C° in diminuzione
alle mie spalle il "lean-to" nel quale dormiremo si può dire virtualmente all'aperto con indosso abbigliamento tecnico, dentro sacchi a pelo per clima artico e sotto coperte a doppia trapunta per scongiurare il windchill :Wind chill - Wikipedia, the free encyclopedia.
L'indomani mattina all'alba subito in piedi e, dopo una buona colazione ipercalorica, subito in movimento.
La tabella di marcia prevede una lunga ciaspolata lungo un bellissimo sentiero dentro uno stupendo bosco alla volta di un lago gelato.
Primo step la registrazione all'ingresso, così che se in serata qualcuno ha avuto la malaugurata idea di perdersi o farsi male il Ranger del parco non trovando la sigla d'uscita allarmerà i soccorsi.
l'itinerario si incrocia con passaggi di animali quali daini ma anche lupi testimoniati dalle tracce nella neve
comunque, piano piano, dopo qualche ostacolo
si arriva al lago
piccola pausa ristoro, dove delle impertinenti cincie vengono a rubarci i biscotti dalle mani
giusto per non sbagliare torniamo sui nostri passi, seguendo le tracce, la segnaletica e dando comunque un occhio al GPS.
la sera comunque botta di cività
Salendo verso il Canada, che dista circa due ore d'auto, ci fermiamo in un altro lago ghiacciato ben più grande. Qui l'attraversata richiede qualche precauzione come una corda di sicurezza, senza imbragatura, ma è comunque è sempre meglio che niente.
avanti andava Crafter che con le ciaspole batteva la neve, consentendomi così di sprofondare il meno possibile
cercando comunque di essere rapidi perchè il disgelo era già iniziato e con il bastoncino si sentiva con facilità il ghiaccio a meno di 10cm di neve
ecco come andava posizionata la corda in caso di emergenza, per un punto di ancoraggio fermo e sicuro sul quale fare forza per tirarsi fuori dall'acqua
due giri sotto il piede, poi uno dietro il polpaccio, quindi tirare con presa in basso verso l'alto caricando tutto il peso sul piede.
dopo la lunga traversata and after the thrill is gone un meritato riposo (sapete com'è, quando sentite scricchiolare il ghiaccio sotto i piedi...) ci vuole
per il ritorno usiamo la stessa strada dell'andata, notando con sgomento che in neanche un'ora lo strato di neve si è ulteriormente assottigliato. fortunatamente la strada è battuta e si fa ancora più velocemente.
verso la strada per il Canada, faccio conoscenza con l'arcinota possessività americana per la proprietà privata
Crafter mi assicura che ci sono anche quelli dove c'è scritto che si spara a vista, ma purtroppo non siamo riusciti a trovarne neanche uno
giunti a Montreal ci sistemiamo in un bellissimo albergo (wifi, hall, reception, letti, cuscini insomma c'è tutto...)
triste città, specialmente il centro e specialmente di domenica:
scale. infatti le città canadesi per il freddo invernale si sviluppano anche nel sottosuolo dove per il rigido freddo hanno una doppia vita. ecco uno dei tanti accessi.
Solo un giorno e poi di corsa di ritorno negli USA in direzione di Witheface Mounatin dove c'è una bellissima strada che porta in vetta.
ecco l'ingresso qualche giorno prima
ed ecco la salita
foto volutamente sottoesposte (non ritoccate) per descrivere la cupezza della giornata
eccomi con la vetta sullo sfondo
.
Il primo giorno a New York è un vero tour de force
raggiungo Manhattan in treno e subito mi fiondo all'Empire State Building avendo preventivamente fatto il biglietto Speedy Gonzales che, si costa il triplo, ma mi fa saltare tutte le code.
A parte il siparietto al punto di controllo sicurezza dove, percependo che avrei dovuto spogliarmi, chiedo all'addetta alla sicurezza se ha tempo visto che io "EDC ambulante" di cose proibite addosso ne ho tante, lei risponde che ha tutta la giornata ed io replico che la trascorrerò con lei con tanto piacere.
Così tra l'ilarità (iniziale) degli astanti, vengono fuori prybar, leatherman, torcia di sicurezza, accendino a benzina, accendino antivento, ed altri oggettini che secondo loro erano decisamente utili per costruire un ordigno nucleare artigianale. Rilasciatami una ricevuta per tutto il ben di Dio che mi hanno trattenuto continuo la mia scalata al palazzone dove scatto un mare di foto tra le quali:
quindi giù di corsa sempre esibendo il mio biglietto e quindi saltando tutte le code e con un breve giro di metro destinazione Coney Island in onore del miticissimo film I Guerrieri della Notte
ecco il lungomare ed a seguire la stazione. il lunapark è un normalissimo lunapark
adesso, il gioco si fa più difficile, perchè con un cambio di mezzo devo puntare al traghetto di Staten Island così da poter fotografare lo Skyline di Manhattan e la Statua della Libertà ed il tutto aggratis
mentre ci avviciniamo alla statua delle libertà e tutti sgomitiamo per fotografarla, ecco che con la coda dell'occhio intravedo un gabbiano che vola a fianco del traghetto... è un attimo e mi volto dal lato opposto e comincio a scattare un tutt'altra direzione
comunque tranquilli, la statua l'ho beccata comunque
lo so la più bella pende, ma non ho avuto ancora voglia di raddrizzare cento e passa foto...
infine altra corsa (in metro) alla Central Station per scattare le ultime foto con il mio nuovo 10-22.