quattro chiacchiere sul riparo

questa discussione sarà volutamente sintetica perchè, volendo trattare a fondo l'argomento rischieremmo di avere alla fine dimensioni enciclopediche.

il riparo è la prima cosa alla quale dobbiamo pensare in caso di notte all'addiaccio.
in caso di contesto in emergenza, cioè senza che l'evento ci trovi già preparati e forniti di ogni cosa, si apre un discorso di preparazione di ricovero con mezzi di fortuna.
questo comporterà l'uso di legname, frasche, erba, muschio o foglie recuperati in loco per la costruzione di una tettoia.


in questo caso il bastone che funge da colmo del tetto viene retto da due legni messi a V all'ingresso. altrimenti potrebbe essere incastrato in una biforcazione bassa di un albero facendo si che l'ingresso venga riparato dal tronco stesso dell'albero.

un'altro strumento che si rivela un jolly in queste situazioni è invece il telo, o in inglese tarp. l'equivalente povero decisamente più economico ma anche molto più pesante è il telone da ferramenta.
la sua flessibilità meccanica si traduce in una enorme flessibilità d'uso.



dalla più banale forma di copertura, si arriva a vere e proprie imitazioni di tenda

How To Build A Survival Tarp Shelter In 2 Minutes:

inoltre, se, strutturalmente prestante può anche essere usato per trasportarvi legna appoggiandovela sopra e trascinandola con tutto il telo. lo stesso telo, in caso di pioggia, è un valido raccoglitore d'acqua, così come la mattina sfruttando la rugiada.

sulla ricerca/costruzione di un rifugio di fortuna avremo comunque modo di parlarne maggiore dovizia di dettagli in post successivi, magari diversificando le situazioni.

spyrozzo

quale borraccia?

l'acqua, l'abbiamo detto, è fondamentale, ma cosa altrettanto importante è il suo stoccaggio/trasporto.
in condizioni di pace, cioè non in contesti d'emergenza dove ad esempio anche una busta di plastica può andare bene per trasportarla, tutti utilizziamo la cara vecchia borraccia.
il mercato però oltre a mille-e-una forme ci propone anche diversi materiali che, se profani, potrebbero metterci in crisi al momento della scelta.
ecco allora una breve disanima sui diversi tipi in commercio. l'articolo è stato ripreso dal forum www.campobaseitalia.com


Nessuna descrizione della foto disponibile.

Innanzitutto anzichè chiamarla borraccia la chiameremo bottiglia, perchè in pratica quella che ci porteremo dietro sarà una sorta di bottiglia e quindi sarà preferibile dare il giusto nome alle cose.

I materiali che esamineremo saranno i seguenti: vetro, plastica, alluminio, acciaio, pet, nalgene.

VETRO.
Le bottiglie in vetro non danno alcun gusto all'acqua, sono facilmente reperibili, possibilmente a costo irrisorio, ma hanno un peso non indifferente e sono decisamente fragili e pericolose.

PLASTICA.
Ovviamente parliamo di plastica per alimenti. quindi rientriamo nella categoria delle borracce militari generalmente a basso costo nei negozi di militaria e surplus. Per esperienza personale necessitano quasi sempre di un trattamento perchè, per un motivo o per un altro, l'acqua assume quasi sempre, un saporaccio incredibile. La plastica è quasi indistruttibile e molto leggera, ma queste doti a mio avviso non bastano a pagare i salti mortali che uno deve fare per levare quel terribile gusto da tubo di irrigazione.
Solo alcune (tipo quelle da ciclista) fanno eccezione.

ALLUMINIO.
Qui il discorso si fa più delicato. Siamo in presenza del decano dei materiali. Leggero, resistente, praticamente indifferente alle ammaccature, economico, utile anche per bollire l'acqua per purificarla in caso emergenza. Recenti studi hanno però evidenziato che i contenitori in alluminio possono alla lunga essere tossici. E ce lo dicono ora? Dopo anni che li usiamo? Ebbene si

ACCIAIO.
Al pari dell'alluminio, ha un peso analogo (grammo più grammo meno), forse leggermente più resistente, decisamente più costoso ma parimenti più igienico, ugualmente utile per bollire l'acqua in caso d'emergenza.

PET.
Sono le normali bottiglie di plastica che troviamo a tavola tutti i giorni. Non sono certo il massimo della resistenza, ma neanche scherzano (varia da modello a modello). Abbiamo capienze per tutti i gusti che partono da 0,5l per salire con 0,75l - 1l - 1,5l - 2l ed infine 2,5l !. Il costo è prossimo allo zero visto che potrebbero essere di recupero. Sono eco-compatibili perchè riciclabili, comprimibili quando non ci servono più, utilizzabili per il metodo SODIS.
Essendo trasparenti, sai sempre quanta acqua ti è rimasta dentro, volendo anche se le deformi, puoi bollirci l'acqua dentro e, ne trovi di mille tipi e forme. Il peso? E' il minore di tutto il lotto

NALGENE.
E' l'ultima trovata! Plastica atossica, resistente, anzi direi indistruttibile, inodore ed insapore, con un peso allineato alla strutture ed alle prestazioni, con un unico difetto: al momento costa ancora un botto!

spyrozzo


accendiamo il fuoco con il firesteel

abbiamo parlato di firesteel promettendo che vi avremmo spiegato in seguito come usarlo, e non abbiamo perso tempo.
come abbiamo già detto il firesteel è una barra di ferrocerio materiale che si trova in quantità minima come pietrina negli accendini.
nel nostro caso però è una barra decisamente più grande.



viene commercializzato da diverse ditte ed in diverse dimensioni, ma per noi andrà benissimo quello in foto che si trova ad un prezzo decisamente popolare anche presso i noti negozi in rete dagli occhi a mandorla :)
non nego che ne esistono diverse qualità ma trovarne uno veramente schifoso sarebbe segno di grande ma grande malasorte :)
comunque proprio quello in foto, riconoscibile da manico, laccetto e chiavetta non è male, anche se stì cinesi...

il principio di questo strumento è quello di produrre scintille ad alta gradazione termica (circa 3000 °C) se grattato con una superficie spigolosa d'acciaio. la bellezza intrinseca è che non è un dispositivo meccanico soggetto a rotture o inceppamenti, in pratica accende sempre, a differenza di un accendino al quale può finire il gas o rompersi la rotellina o un fiammifero che, una volta bagnato è bello che andato...

nelle foreste del nord america lo si usa con la corteccia della betulla, che accende solo a guardarla (quasi eh...) ma noi avremo bisogno di avere appresso dell'esca che accenda non dico all'istante ma quasi.
ne ho già accennato nel post precedente in riferimento all'ovatta o cotone idrofilo imbevuti di olio di vaselina o altra sostanza oleosa, (ma sulle esche per il fuoco ne parlerò più diffusamente in un'altro post) quindi assieme al nostro firesteel avremo con noi il barattolino stagno con il cotone idrofilo o ovatta per carrozzieri unti.

a questo punto prepariamo il fuoco con legnetti ed esca ed appicchiamo il tutto utilizzando il nostro firesteel

firesteel1.jpg

come si vede dalle immagini utilizziamo la chiavetta in dotazione, ma potremmo utilizzare il dorso della lama del nostro coltello, chiavetta dal lato più mordente (si perchè ce ne uno più liscio) esercitando una forte pressione sulla barretta, con un movimento dall'alto verso il basso. se non succedesse nulla riprovare, vedrete che funzionerà, fate finta di dover accendere un fiammifero molto ma molto grosso e resistentissimo (il fiammimero è la chiavetta).
la barretta dovrà essere orientata (e quindi anche la direzione delle scintille generate) verso l'esca e quindi il fuoco approntato.
vedrete con questa tecnica accenderete il fuoco anche sotto l'acqua ed un filo di vento (purchè con legna asciutta e sotto un minimo riparo).

spyrozzo

Il nostro Mauro e le sue avventure






Il nostro kit di sopravvivenza

Torno a ripetere che sopravvivenza è una definizione molto forte, ma considerando che è diventata di uso comune adotteremo questa.
Nel post precedente ci siamo trovati soli nel bosco con la necessità di espletare le tre condizioni fondamentali per assicurarci autonomamente una tranquilla nottata.
Ovviamente come tutti ben sappiamo nulla si fa senza l'aiuto di utensili.
Nel nostro caso, parleremo di un kit, dove al suo interno riporremo il minimo indispensabile per rendere la più agevole possibile la nostra presenza in un contesto avverso.

Partiamo dal presupposto che un kit è più pratico quanto è più piccolo ed essenziale.
Esistono kit super completi denominati BOB (Bug Out Bag) in pratica borse/zaini con materiale che consente un'autonomia di 72 ore a tutto tondo, ma nel nostro caso l'obiettivo è una pochette con l'essenziale che adesso vi illustrerò.

Avendo detto che la cosa più importante è il rifugio, nel nostro kit dovrà esserci un coltello. Ovviamente sarà un piccolo coltello per piccoli lavori. Riguardo questo argomento avremo comunque tanto tempo e spazio da dedicarvi. Ecco un esempio di coltellino svizzero.


Oltre al riparo si era parlato di accendere un fuoco, Il sistema migliore per farlo è quello dell'uso di un firesteel (barretta di ferrocerio) dell'esca ed un accendino


Il firesteel è quello che vedete nell'immagine qui sopra. La sua caratteristica è quella che, se strofinato vigorosamente con del metallo spigoloso genera delle scintille sui 3000 gradi centigradi circa. In pratica è lo stesso materiale della pietrina dell'accendino Bic, accendino che potremmo inserire nel nostro kit, visto lo scarso spazio che occupa e l'elevato beneficio che apporta.
Il firesteel cammina assieme a dell'esca che preparerete in precedenza (per una pratica e veloce accensione). Io consiglio dell'ovatta imbevuta con olio di vaselina inserita in un qualsiasi contenitore stagno, genere vecchio porta pellicole 35mm ma anche contenitore di caramelle mentos usato o simili. Entrambe, una volta chiusi diventano stagni.

  

Di questa tecnica di accensione ne parleremo con dovizia di particolari in seguito, intanto provvedete a procurarvi un bel firesteel sulla rete.

Una lampadina tascabile a led. Va bene anche piccola con pile a pastiglia, tanto parliamo di emergenza, ma esistono piccole lampade alimentate con batterie AAA che forniscono una luce più che dignitosa occupando pochissimo spazio.


Per concludere il nostro minimale kit, procuriamoci una bella coperta d'emergenza. Occupa pochissimo spazio ma, tiene caldo nelle fredde notti.

In caso di emergenza


Ccosa serve quando ci troviamo in una situazione fuori dall'ordinario in un contesto che, in linea di massima ci è ostile?
 Mettiamo, ad esempio che, mentre siamo nel bosco a cercare funghi, ci accorgiamo di aver perso sia la strada che l'orientamento e che, a giornata inoltrata ci ritroviamo nel bel mezzo del nulla.
Questa situazione, facendo l'opportuno distinguo tra stagione e località, può essere una simpatica avventura o diventare il peggiore dei vostri incubi.
Tralasciamo la stagione invernale che di per sè apporta un buon bonus negativo e la località prettamente ostile come, ad esempio potrebbe essere qualcosa come una foresta dell'Alaska, e limitiamoci ad un bosco nostrale che pur non essendo una passeggiata di salute non offre particolari difficoltà.
Bisogna innanzi tutto avere chiaro in mente il concetto che, non è detto si possa ritrovare la strada di casa in serata e che quindi, c'è la tangibile possibilità di dover pernottare all'aperto.
Considerando questo contesto si sappia che,
la primaria necessità su tutte è, in assoluto il riparo
in seconda battuta viene la fonte di calore
e quindi il fuoco
ultima necessità, considerando che parliamo di una situazione transitoria
è procurarsi l'acqua
si sappia infatti che l'organismo umano può fare a meno del cibo molto più a lungo dei liquidi.
Come espletare queste tre necessità sarà argomento dei prossimi interventi

spyrozzo

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