il bivacco d'inverno

con l'arrivo della cattiva stagione, fare escursioni che prevedano il pernotto potrebbe essere per qualcuno un problema.
fondamentalmente bisogna proteggersi sia dal freddo in se che dai fattori metereologici quali pioggia, umidità, neve, ghiaccio et similia.

consideriamo la cosa sotto tre aspetti principali ovvero:
- l'abbigliamento
- il giaciglio
- il ricovero

L'ABBIGLIAMENTO
cominciamo con il dire che la regola uno di come vestirsi in caso di freddo è quella della tecnica della "cipolla" ovvero del multistrato.
infatti l'indossare più strati di indumenti oltre a creare uno sbarramento multiplo al freddo consente anche di personalizzare la copertura in base alle necessità.
secondo me lo strato più importante è quello che viene definito "l'intimo".
ovviamente non parliamo di mutande per gli uomini e slip e reggiseno per le donne ma di mutandoni e maglia pesante da indossare sotto tutto.
ad oggi esistono i così detti materiali tecnici, molti dei quali costano uno sproposito ma, in fede, posso dire che il miglior intimo che abbia mai posseduto l'ho comprato al decathlon comprato 6€ a pezzo e che si trattava di indumenti a base di un caldissimo e comodissimo felpatino della kalenji.
ovviamente era da escluderi in toto l'indossarlo in caso di forte attività fisica perchè non era idrofugo ovvero non espelleva il sudore.
per contro comprai un completo da oltre 120€ (pantaloni e maglia) preformati, supertecnici (secondo ciò che veniva promesso nella targhetta) ma assolutamente scomodi e... freddi.
altro materiale caldo per eccellenza ma carissimo è la lana merinos. così ho letto ma non ho mai provato. la cosa bella è che se vi ci trovate bene, di questo materiale trovate calze, mutandoni, maglie di tutti i tipi e perfino ciabatte.

ma se dovete camminare non so se sia il caso di corazzarvi con intimo perchè l'attività fisica vi farà sviluppare già di per se abbastanza calore, per cui, basteranno i pantaloni ed al limite al di sopra, se il tempo è uggioso dei copripantaloni in goretex che dovrebbero fornirvi da un lato protezione e dall'altro traspirazione. ricordatevi esiste l'adagio che dice "per quello che spendi mangi" quindi se vi buttate al risparmio, vi ritroverete in mano materiale scadente.
per il busto anche se me le hanno sempre sconsigliate io preferisco delle fresche (finchè pulite ed asciutte) t-shirt in cotone. sopra sono conti a farsi. una camicia in quanto abbottonata potrebbe offrire copertura ma al contempo aperture per la traspirazione, ma se vi trovare a camminare in una bufera in piena Alaska allora un bel micropile a dolce vita con sopra un pile tecnico bello pesante.
più sopra potrebbe starci un guscio che resterebbe indossato se, durante le pause dovreste levarvi la giacca pesante ovvero un possibile parka.
con tutti questi strati dovreste resistere al peggiore windchill ovvero la percezione più bassa dell'effettiva temperatura dovuta al vento.
la protezione delle mani è una questione di come ci si trova meglio.
potrebbe essere il top usare sottoguanti in seta, con poi guantini in micropile e quindi delle belle muffole pesanti. i guantini in micropile dovrebbero avere il palmo rivestito in pelle per non distruggersi qualora si dovesse fare qualcosa di manuale dovendosi levare le muffole.

per la testa in caso di bufera consiglio una bella mascherina in neoprene che protegge il viso fino a sopra il naso. sotto un bel balaclava o mephisto (dir che si voglia) tiene caldo ma attenti a prenderlo con l'apertura per la bocca ed il naso altrimenti con la condensa del fiato in breve diventerebbe tutto bagnato.
poi a seguire si trovano dei comodissimi cappellini in micropile (il quale è si, micro, ma anche caldo, ed occupa poco spazio). personalmente faccio un largo uso della shemagh. ovviamente pensate anche a proteggere gli occhi con degli occhialoni con aperture che non gli permettono di appannarsi con il calore corporeo.

i piedi funzionano anch'essi con il sistema della cipolla, basta che non siano costretti al punto tale che la circolazione non sia abbastanza libera. scegliete con cura le calze e non siate tirchi. ovviamente le calze sudate vanno sostituite appena possibile. scarpe possibilmente di qualità, comode ed in goretex.

IL GIACIGLIO
qui il discorso comincia a farsi delicato, perchè se finchè svegli si è in grado di prendere provvedimenti contro il freddo, nel sonno è facile scivolare nell'ipodermia.
la prima scelta è SU COSA DORMIRE? un buon tappetino non è semplicemente un buon materasso, ma anche uno strumento che vi isola dal suolo così che il calore corporeo non venga disperso. generalmente i più usati sono quelli a cellule chiuse volgarmente chiamati Scout. Ma il mondo dei tappetini è decisamente sconfinato. c'è chi usa p.es. il volgare materassino da mare isolandosi con una buona barriera d'aria, approfittando di una buona comodità ma rischiando grosso in quanto sono molto delicati.
esistono gli autogonfiabili, ovvero con una struttura semirigida che, appena "stappati" iniziano ad autogonfiarsi, ma alla fine (esperienza personale) dovrete comunque darci dentro di polmoni. in definitiva sono piuttosto validi, ma pesano di più.
alla fine il più pratico/economico risulta quello scout. lo si può anche usare come schermo per il fornello o per appoggio temporaneo al culo durante le pause. per aumentare la coibentazione si può usare lo schermo alluminato e pallinato che si usa d'estate per proteggere i cruscotti delle auto. costa poco e pesa nulla. con la parte alluminata verso l'alto si riflette il nostro calore verso di noi (a costo quasi zero).
il sacco si consiglia in piume per svariati motivi. le piume sono calde e questo lo si sa già. sono molto comprimibili ed a parità di peso vi ritrovereste un buon sacco invernale che occupa poco spazio nello zaino pesando relativamente poco. per aumentare il fattore riscaldamento del sacco potete usare uno di quei teli di sopravvivenza che si vedono indosso ai migranti. il costo effettivo, se trovate il giusto canale è veramente irrisorio. oppure comprate un SOL ovvero una sorta di sacco da sopravvivenza fatto dello stesso materiale. ma attenzione, l'accoppiata SOL/sacco a pelo è da utilizzarsi solo in bivacchi realmente estremi perchè è come entrare in un forno.

nella foto una confezione con una SOL. le dimensioni sono irrisorie ed il peso solo 155g.
altrimenti esistono degli elevatori di temperatura che altro non sono se non dei rivestimenti termici interni. la Sea to summit

come si vede ogni modello ha un suo range di temperatura ma anche un suo costo che non è comunque proibitivo. il Reactor Extreme su Amazon al momento della pubblicazione si trova a 58€.
Mentre che ci siete vi consiglio di dare un'occhiata all'intero sito. vendono cose interessanti.


IL RICOVERO
fondamentale è il posto dove andremo a posare le nostre stanche membra.
se ci coricheremo in un resort a 5 stelle climatizzato, tutto ciò che ho detto non servirà a nulla...
ma se vi troverete per boschi, montagne o luoghi dal clima ostile allora sarà importante scegliere con cura dove fare il bivacco.
nei manuali non si trova altro che parole di attenzione ad accamparsi sotto gli alberi e principalmente sotto i creatori di vedove, ovvero i rami secchi che durante la notte, in caso di mal tempo ovvero vento, tempesta ed altre amenità potrebbero staccarsi e cadervi sulla testa lasciandovi secchi sul colpo. l'ideale oltre ad un rifugio dove però non abbiano dormito in precedenza armenti potrebbe essere una grotta, anch'essa scevra da ricovero di animali.
le armenti sono portatrici di parassiti quali pulci, cimici, e zecche quindi EVITATE se potete.
se avete tempo potete creare un ricovero con materiale di recupero ovvero rami e foglie altrimenti se siete previdenti potreste avere con boi un magnifico "bivvy bag".
il bivvy è una sorta di contro sacco in goretex all'interno del quale andreste a ripararvi con il sacco a pelo (meglio) o così come siete (se capita). è di estrazione militare e generalmente se lo comprate appunto militare sarà oversize al cui interno ci starete voi vestiti di tutto punto con lo zaino da 80l.
ovviamente converrà creare un canale di scolo attorno se è prevista pioggia.

personalmente il mio lo accoppio al poncho militare che uso come tarp (telo protettivo).



nella foto si vede il poncho con sotto il materassino in giallo. suk materassino, ma non si vede, il bivvy con dentro il sacco a pelo. la struttura poi è stata chiusa attorno all'albero tramite gli occhielli liberi causa troppi spifferi.

sul bivacco invernale all'aperto c'è tantissima letteratura sulla rete per cui non mi dilungherò più di tanto. aggiungo però che è fondamentale coricarsi a stomaco pieno, e questo perchè il corpo umano è paragonabile ad un motore, e se vogliamo che generi calorie, dovremo metterci dentro benzina. personalmente, se posso gradisco dei tortellini liofilizzati (meno peso, maggior durata) con brodo granulare (un barattolino da 150gr dura una vita).


come fornello per cucinare ne ho uno spaziale a gas, ma recentemente no ho comprato uno a pirolisi e quindi a legna. in pratica risolto i problemi delle bombolette.



la foto del fornello è orientativa ma dovrebbe rendere l'idea, il mio è molto simile.
abbiamo solo scalfito quello che è un universo, comunque per qualsiasi informazione contattatemi liberamente.
marco spyro

le tisane del trapper

se siete in escursione e la sera desiderate bere qualcosa di caldo ma non desiderate portarvi da casa le canoniche bustine di Tè ecco come ovviare.
si possono ricavare ottime tisane da piante che abbondano nei nostri boschi tra le quali, Abete, Pino ed anche Larice.
La tisana di Abete si prepara raccogliendo gli aghi della pianta. Raccogliere gli aghi dalla parte centrale di un rametto, lavateli e sminuzzateli. Mettete a bollire un litro d'acqua e quindi versateci all'interno gli aghi sminuzzati quindi lasciate riposare per circa 10 minuti quindi filtrate. Questa tisana è ricca di vitamina C e beta-carotene ma attenzione è controindicata a chi è in gravidanza.
La tisana di Pino si prepara sminuzzando un cucchiaio di aghi di pino per un litro d'acqua. Gli aghi di pino contengono molta vitamina C, vitamina A ed antiossidanti.
La tisana di Larice si prepara d'estate con gli aghi mentre d'inverno avendoli persi con i rametti e la corteccia. Il larice è ricco di vitamina C ed ha proprietà anti-infiammatorie. Ha anche proprietà di espettorante e decongestionante ed ha proprietà lassative quindi utilizzarla con moderazione.

integratore salino fai da te

ma perchè regalere soldi ai vari integratori salini commerciali? ecco qui una ricetta fai da te.
1,3 lt di acqua se non avete un dosatore prendete una bottiglia da un litro e mezzo e levatene 2 bicchieri.
30g di zucchero di canna integrale da coltura biologica (sono quasi 2 cucchiai) oppure saccarosio oppure spremuta di succo fresco di due frutti a piacere
1g di sale da cucina integrale o sale rosa dell'himalaya (1/4 di cucchiaino)
50ml di succo di limone fresco (mezzo bicchiere) oppure succo d'arancia, pompelmo o lime.
facoltativo, un cucciaino di magnesio in polvere ad es. magnesio supremo o piruvato.

la storia dell'USMC ka-Bar

ho trovato in rete questo interessante articolo sulla storia di uno tra i più famosi e diffusi coltelli in assoluto: il KA-BAR USMC.

tradotto, ve lo propongo

USMC Mark 2 Combat Knife - KA-BAR e la sua evoluzione

Inviato il 16 Maggio 2012 da Joad

Il coltello da combattimento americano KA-BAR USMC è diventato uno dei coltelli di maggior successo in uso. Creato dalla Union Cutlery Company nel 1941 per tutti gli usi questo strumento di sopravvivenza era su specifiche del governo stato progettato per essere efficace come arma difensiva, martello, apriscatole, scavo strumento e utensile da taglio.
L'origine del primo prototipo del KA-BAR , il 1219C2, aveva le sue radici nella prima guerra mondiale
Prima Guerra Mondiale
La guerra di posizione della prima guerra mondiale portò ufficialmente il coltello a principale arma da combattimento sul campo di battaglia.






I sistemi di trincea in Belgio e Francia estesi per centinaia di chilometri furono principale teatro di combattimenti corpo a corpo effettuati con le baionette del tempo simili a lunghe spade.
E 'emerso durante la fine della prima guerra mondiale che un progetto nuovo coltello era necessario per soddisfare le esigenze non solo di combattimento ravvicinato, ma anche per versatilità di utilizzo. Dopo il confronto dettagliato delle armi di trincea allora in uso dagli Stati Uniti e Francia venne iniziata, nel 1918, durante gli ultimi mesi della guerra la produzione del coltello Mark Trench I. La maggior parte di queste armi però non venne mai rilasciata.






Il Mark I era composto da un pugno di ferro in fusione di bronzo. Il pomo era stato fissato in modo che, se usato con sufficiente forza, avrebbe potuto fratturare il cranio di un uomo. Con una lama a doppio filo, era utile sia per la spinta che per taglio. Tuttavia, a causa di lamentele da parte dei soldati riguardo la rottura della lama, il Mark ebbe una vita breve, e ne vennero prodotte solo 120 mila unità.
Con la fine guerra nel 1918 l'evoluzione e lo sviluppo del coltello da combattimento militare continuò.

Seconda Guerra Mondiale

Quando gli Stati Uniti entrano in guerra nel 1941, la maggioranza degli americani erano armati con la baionetta modello M1905 (in seguito ribattezzata M1942)






, e l'esercito americano aveva un solo coltello da combattimento - il Mark I
Il Corpo dei Marines al momento aveva solo lo Stiletto Marine Raider assegnato alle sue forze d'elite, ma quest’ultimo era più utile per uccisioni silenziose, piuttosto che attività di utilità generale.






Molti Marines preferirono allora portarsi i coltelli da casa. Per la maggior parte coltelli da caccia della Union Cutlery Company modello L76 e L77. Un dettaglio di ciò si vede nel film Salvate il soldato Ryan addosso al tiratore scelto Daniel Jackson che utilizza un classico coltello da caccia.






La riproduzione proposta del Mark I venne respinta, e il governo degli Stati Uniti chiese ai fornitori di coltelli militari di sviluppare specifiche di un moderno coltello da combattimento, utilizzando i disegni del Mark I e coltelli civili da caccia / coltelli modello utilità.
Varie modifiche a disegni portarono al prototipo 1219C2. Realizzato con lama spessa brodo, guardia dritta e pomo martellato, ma aveva anche le famose rondelle in pelle compressa. Il 1219C2 è stato poi rivestito con una finitura opaca non-riflettente per ridurre i riflessi. (I Marines ad oggi aggiunsero un ulteriore strato di vernice nera per aumentare la riduzione dei riflessi e resistenza alla corrosione).






Il 23 novembre del 1942 il Corpo dei Marines degli Stati Uniti ha adottato il 1219C2 in seguito ri-designato USMC Mark 2 Combat Knife .
La Marina degli Stati Uniti ha inoltre adottato il 1219C2 come Knife US Navy Utility, Mark 2 .
Il 2 Mark divenne di utilizzo generale nel Corpo dei Marine degli Stati Uniti, ed veterani di ritorno espressero la loro sorpresa sulla sua efficacia in combattimento.

La Union Cutlery Company marchiò il suoi coltelli da combattimento/utility Mark 2 con il marchio "KA-BAR", e già nel 1944 - indipendentemente dal produttore - tutti i Mark2 divennero noti come KA-BAR .
Usato in otto guerre - Seconda guerra mondiale, la guerra di Corea, Vietnam, Grenada, Operazione Giusta Causa, Guerra del Golfo, in Afghanistan e in Iraq - il KA-BAR ha colto nel segno come uno dei coltelli di maggior successo realizzati.
Oggi KA-BAR è fatto di 1095 Acciaio Cro-Van, flat-groung, facile da affilare, e dispone di un angolo di filo di 20 gradi ed è efficace come un coltello da combattimento e strumento di utilità. Con un grado di durezza di 56-58 HRC, il carbonio a moderata e bassa combinazione di acciaio al cromo consente la lama di tenere il filo abbastanza bene.




... E la leggenda nata durante la seconda guerra mondiale continua, e più di 70 anni dopo, il doppio scopo di progettazione sta ancora facendo il suo lavoro.

Coltelli Commemorativi

Servire il nostro Paese richiede dedizione, coraggio e sacrificio.
Per trovare i regali degni di onorare il personale militare in servizio attivo e in pensione, i coltelli KA-BAR sono senza tempo, pezzi che i coraggiosi uomini e donne delle nostre forze armate apprezzeranno.








coltello educazione e sicurezza

tratto e tradotto da http://www.akti.org/education

Coltello: educazione e sicurezza
AKTI ha contribuito a educare le forze dell’ordine ed il pubblico in generale sul fatto che i coltelli di tutte le forme, dimensioni e meccanismi sono intesi come strumenti per una varietà di compiti essenziali. I coltelli creati e utilizzati dai nostri membri svolgono un lavoro vitale, ricreativo e persino funzioni salvavita.

Punti chiave sulla sicurezza del coltello.
1. Arresto - assicurarsi che il coltello non sia a portata di mano di nessuno
2. Fuori – tagliare sempre in direzione opposta alle dita o altre parti del corpo
3. Filo - un coltello dalla lama affilata è un coltello sicuro
4. Conservarlo – se non usato tenere il coltello chiuso o nella sua custodia

Messaggio per i genitori
I vostri bambini avranno a che fare con i coltelli per tutta la vita.
Si insegni l'uso sicuro di questi strumenti il prima possibile. Vi invitiamo a leggere queste informazioni per contribuire a insegnare loro la sicurezza e la manutenzione durante l'uso del coltello. È importante che i vostri bambini capiscano che un coltello può essere pericoloso se non utilizzato con la giusta cautela.
Iniziate mostrando ai vostri bambini l'utilizzo sicuro del coltello in cucina. Insegnate loro come affilarlo, come usarlo per tagliare correttamente, come conservarlo con cura e rispettarlo come ogni strumento.
Crediamo sia importante che ogni bambino sappia che:
1. I coltelli sono strumenti e non giocattoli.
2. I Coltelli affilati sono strumenti sicuri. Un coltello trascurato può essere pericoloso.
3. Il bordo tagliente e la punta della lama devono essere sempre puntati in una direzione sicura.
4. I coltelli non devono essere assolutamente portati in quei posti dove sono proibiti, come le scuole, o in qualsiasi altro luogo dove non sono autorizzati.

Introduzione
Congratulazioni per il tuo "primo coltello". Sii orgoglioso per il fatto di essere considerato maturo abbastanza da possedere e portare un coltello.
Il possesso porta con sé anche la responsabilità di utilizzarlo in maniera sicura e corretta. Come un martello o una sega, il coltello è uno strumento che necessita di un trattamento e di una corretta manutenzione. Bisogna sapere ciò che il coltello può e non può fare per capirne il suo corretto uso.
Leggi questo manuale con molta attenzione. Esso offre preziosi consigli e suggerimenti su come ottenerne il massimo per molti anni a venire.

Conosci il tuo coltello
Il tuo "primo coltello" è più di una lama affilata con una manico a cui aggrapparsi. Esso può includere un cacciavite, lima, forbici, pinzette o altri strumenti specializzati. Il tuo coltello si può ripiegare all'interno del manico (a serramanico) o avere una custodia dove riporlo quando non viene utilizzato (a lama fissa). Ciò porta il vantaggio di poter proteggere la lama e soprattutto il filo. Inoltre previene eventuali incidenti. La lama è realizzata in acciaio legato di alta qualità. Questo acciaio è formulato per essere forte, per mantenere un buon filo e per conservare la sua brillante finitura lucida con una corretta manutenzione. Il tuo "primo coltello" può darti molti anni di utilizzo sicuro e senza problemi. Come tutti gli strumenti, esso deve però essere mantenuto con la pulizia, l'oliatura e la lucidatura.

Sicurezza
Ricordatevi sempre di utilizzare il coltello con sicurezza.
• Assicuratevi di conoscere il vostro coltello prima di usarlo. Operate in maniera sicura sia quando lo aprite che quando lo chiudete.
• Portare sempre con voi il coltello con la lama o chiusa o nella sua custodia.
• Un coltello affilato sarà sempre più sicuro e farà un lavoro migliore, perchè necessita di meno forza durante l'uso, con conseguente rischio di rottura.
• Utilizzate il coltello solo per tagliare. Non usatelo come martello, accetta, etc.
• Ricordatevi di non colpire oggetti di taglio.
• Non lanciate il coltello (a meno che non sia stato specificamente progettato per farlo e, anche in questo caso, fatelo solo se ne siete capaci).
• Se la lama del coltello non si blocca in posizione aperta, non esercitate pressione su di essa in una direzione che potrebbe chiuderla sulle dita.
• Chiedetevi sempre: "Se il mio coltello scivolasse accidentalmente dove andrebbe a finire?" Se la risposta è: "Verso di me o verso il corpo di qualcun altro", cambiate la vostra posizione.

Manutenzione
Otterrete il miglior servizio dal vostro coltello, se tenuto in buone condizioni.
• Rimuovete tutta l'acqua e asciugate accuratamente il vostro coltello.
• Usate un olio leggero per coprire la lama e le parti incernierate.
• Eliminate l'olio in eccesso.
• Quando il coltello non viene utilizzato per un lungo periodo di tempo, assicuratevi che le lame e i meccanismi abbiano un rivestimento protettivo di olio. Ciò eviterà che si arrugginiscano.
• Non tentate mai di smontare il coltello. Farlo vi lascerebbe con un coltello inaffidabile e non più coperto dalla garanzia dalla maggior parte dei produttori.

Affilatura
È facile mantenere la lama affilata. Utilizzate una buona pietra per affilatura o uno dei sistemi disponibili in commercio. Per ottenere i migliori risultati durante questa fase, seguite sempre le indicazioni indipendentemente dal sistema scelto. Se lo affilate regolarmente, saranno necessari solo pochi colpi per avere sempre un buon filo.
1. Mantenete la lama a 10°-15°.
2. Premete il coltello in direzione del filo.
3. Eseguite su entrambi i lati del coltello. Premete in direzione opposta al punto 2, sempre in direzione del filo.
Affilate sempre il vostro coltello in direzione opposta al vostro corpo.
Quando affilate su una pietra per affilare, alcuni coltelli richiedono che sia rimosso l'acciaio con un angolo preciso.
Accarezzare la lama sulla pietra con un angolo di 10-15 ° toglie lentamente il metallo. Il metallo è in realtà raschiato dalla lama rendendola più acuta ad ogni colpo, come se si stesse tentando di tagliare una fetta sottile dalla superficie della pietra.

Etica all'aperto
È importante rispettare gli ambienti esterni. Lasciate sempre l'area come era quando siete arrivati, o in condizioni migliori. Seguite sempre le linee guida e i regolamenti. È importante leggere tutti i segni e conoscere le norme specifiche prima di avventurarsi su di un sentiero, lago, fiume o area ricreativa. Le linee guida e i regolamenti sono stabiliti perché la zona possa offrire ogni anno le stesse caratteristiche positive a ogni visitatore.

Organizzazione
Dalla newsletter AKTI di fine 2006
Gli esseri umani hanno costruito e utilizzato coltelli per migliaia di anni. I disegni ed i materiali di oggi sono più sofisticati e complessi rispetto al passato e continueranno ad evolversi. Ridotto alla suoi elementi essenziali, un coltello ha una o più lame che sono protette da un manico o da un fodero quando non vengono usate.

Tagliare Lontano da te
I coltelli sono tra gli strumenti più sicuri, se utilizzati correttamente e rispettati. La prima regola di sicurezza del coltello è sempre quella di tagliare lontano dal proprio corpo o da quello di un'altra persona. C'è sempre la possibilità di un incidente se la lama si blocca o scivola. Rispettate la stessa regola anche quando si pratica l'affilatura delle lame. Tagliate sempre lontano da voi e da chi vi sta vicino.
Incidenti possono verificarsi anche quando il taglio avviene su un oggetto che non è fissato saldamente. Tagliare sempre su una superficie stabile e per tenere fermo l'oggetto utilizzate preferibilmente una morsa. Se non ne foste in possesso potete tagliare purchè una persona vicina non rientri nell’arco d’azione della lama o della punta.
Ricordate che i coltelli sono in genere attrezzi per il taglio. Non sono martelli. Se usato come un martello, la forza del colpo può causare lo scivolamento della mano lungo la lama. Oppure si può non colpire l'oggetto a cui state mirando e colpire le dita o il polso. Tagliare o martellare con un coltello può anche causare la sua rottura e i suoi pezzi possono volare in tutte le direzioni, finendo anche nei vostri occhi o in quelli di un vostro compagno.
I coltelli non sono cacciaviti o barre di leva. Una lama che viene sottoposta a torsione può scivolare o scattare, ferendo l'utente. Ogni strumento ha una propria funzione.

Affilato è più sicuro
Lame ben affilate sono in realtà più sicure. Ci vuole meno energia per fare un taglio con una lama affilata. E una lama affilata è meno probabile che si blocchi. Quando una lama si blocca, l'istinto naturale è quello di applicare più forza o pressione. Questo è quando si verifica la maggior parte degli incidenti.
L'altro pericolo di utilizzare una lama smussata è che la forza del taglio possa scheggiare o piegare la lama se colpisce un oggetto duro.

Altri suggerimenti per la sicurezza
Prestate la massima attenzione quando maneggiate coltelli pieghevoli, sia in apertura che in chiusura.
Non trasportate lame sguainate o coltelli pieghevoli in posizione aperta in tasca. Una caduta potrebbe ferire o recidere un'arteria.

Tenetelo oliato, conservatelo asciutto
Il coltello e il manico sono costituiti da una varietà di materiali. Alcuni di loro sono resistenti all'ossidazione, di conseguenza alla ruggine. Alcuni invece no, soprattutto se il coltello viene bagnato. Anche gli acciai "inossidabili" possono essere danneggiati da acqua e alcune sostanze chimiche. L'acqua salata è particolarmente corrosiva.
Se utilizzate molto il vostro coltello, un leggero strato di olio applicato al meccanismo di ripiegamento manterrà il funzionamento senza intoppi.
Ogni pochi mesi pulite ogni traccia di sporco dall’impugnatura e dalle guancette della lama. Uno stuzzicadenti funziona molto bene e non danneggia il metallo. Poi riapplicate un leggero strato di olio per proteggere il metallo dall'umidità.
Se siete dei collezionisti, applicate ogni tanto un leggero strato di olio con un panno morbido oleoso.
I coltelli devono essere conservati in un posto fresco e asciutto, questo impedirà l'ossidazione.

I segreti dell’affilatura
Se c'è un segreto dell’affilatura, è questo. Farlo più spesso. Quando una lama diventa estremamente smussata, è molto difficile ripristinare il tagliente
Alcune leghe e alcuni processi di stampa creano un acciaio che mantiene il filo per un tempo più lungo. Certo, se usate il coltello solo per aprire per le lettere, non può essere un grosso problema per voi.
Se invece utilizzate il vostro coltello per usi più pesanti, allora si avrà la rimozione delle particelle più piccole di acciaio dalla lama ad un ritmo più veloce. Ecco perché la lama diventa smussata.
Affilare una lama rimuove anche piccole particelle di acciaio dalla lama, ma togliamo strati sottili e uniformi di acciaio con un angolo acuto per ricreare quel bordo affilato. L'angolo di affilatura consigliata è di 10-15 gradi. Che la vostra lama molare sia o convessa concava o rettilinea determinerà l'angolo ideale di affilatura.
Quando affilate una lama, spingete sempre la lama lontano da voi. E se si danno cinque colpi da un lato della lama, è necessario dare cinque colpi con stessa pressione e stesso angolo sul lato opposto.
Tenete il coltello pulito e nitido. Utilizzatelo in modo sicuro e responsabile. Sarà un valido strumento (o perfino un salvavita) per molti anni.

Dai nostri primi giorni in cui abbiamo imparato a mangiare abbiamo usato utensili. I bambini iniziano il processo utilizzando le dita. Poi passano ai cucchiai, alle forchette e, infine, vengono autorizzati a tagliare il proprio cibo con un coltello.
Utilizzare la lama in sicurezza inizia con il chiaro messaggio che i coltelli sono strumenti, non giocattoli. Un luogo ideale per insegnare la sicurezza nell'uso del coltello è in cucina. Consentite ai bambini di aiutare con la preparazione dei pasti. Insegnate loro a usare i taglieri, usando lame che non siano scheggiate o con punte piegate. Essi impareranno che i coltelli dello chef francese, i coltelli da bistecca, i coltelli per sbucciare e i coltelli per il pane funzionano meglio quando vengono utilizzati per i loro relativi compiti.
L'affilatura dei coltelli e la cura del coltello hanno regole di base. Insegnate loro queste regole, se necessario rafforzatele, e seguitele sempre anche voi. Quando le proprie parole corrispondono le giuste azioni si ha lo strumento didattico più potente di tutti, la potenza del modello positivo.
Infine, rispettate le politiche di tolleranza zero stabilite dalle scuole locali. Se i vostri figli frequentano scuole pubbliche o private, assicuratevi che la scuola abbia una politica di tolleranza zero sul trasporto dei coltelli negli edifici scolastici.

l'EDC

EDC è un acronimo che significa every day carry.
E’ un termine che ricorre spesso nelle conversazioni in ambiente escursionistico e survival così come anche nelle relative scritture.
In sostanza è un set di oggetti atti ad affrontare gli imprevisti e le difficoltà di ordine pratico quotidiane. Non riesco a trovare un altro modo di definirlo, anche perchè secondo me, l’EDC è più uno stile di vita.
Come riferimento posso segnalare il sito http://everyday-carry.com/ dove l’argomento viene sviscerato in modalità squisitamente americana, con particolare attenzione alla sezione fotografica.
Proprio qui si ha la chiara idea di cosa significhi e di come possa spaziare per completezza un EDC.
Ma torniamo all’argomento con un occhio particolare a chi è la prima volta che si imbatte in questo concetto.
Come ho già detto è più uno stile di vita, ed infatti stà nella personalità del soggetto sentire il bisogno di assemblare ed ancora di più portare con se quotidianamente questo mini set da sopravvienza (passatemi il termine improprio)






giusto per iniziare a dare, in pratica, un’idea del concetto, ecco qui un veramente minimalista EDC che comprende un cellulare di ultima generazione, una penna, le chiavi dell’auto con un mini multitool come portachiavi, il portafoglio e l’orologio.
Chi ha composto questo EDC vuole dirci che non esce mai di casa senza avere indosso ed in tasca questi oggetti dei quali, probabilmente, non riesce a farne a meno.






qui ne abbiamo uno leggermente più evoluto ma comunque ancora gestibile visto che siamo molto lontani da certi eccessi.
Questo appartiene sicuramente ad un medico e contiene, una custodia in gomma per i-phone4 e panno in microfibra, una chiavetta USB da 16G, una penna nera Papermate, un’Agenda Moleskine, un orologio analogico, le chiavi dell’auto e come portachiavi una piccola pry-bar, una lampadina a led ed un coltellino. Oltre al portafoglio abbiamo in alto delle forbici per tagliare gli indumenti, un orologio digitale Casio, una Peli VersaBrite 3 (lampadina che si aggancia alla camicia per avere le mani libere), clip da cintura per la radio, radio trasmettitore per i-pod per sentire comodamente le cuffiette in ambuanza, torcia a penna, lampada a led della Fenix, coltellino svizzero e stetoscopio.
Perchè ho elencato il tutto? per dare idea del cosa e del perchè questo signore si porta dietro tutto questo ben di Dio ogni giorno.
Essendo un medico o un paramedico, porta con se, oltre a degli oggetti che possono tornargli utili nel quotidiano, come l’agenda moleskine e le chiavi dell’auto, degli altri strettamente connessi con la sua professione che esercita o forse teme di dover esercitare all’improvviso, ed ecco le forbici per tagliare gli indumenti per scoprire una ferita, la torcia a penna per la reazione pupillare, l’orologio analogico per misurare le pulsazioni ecc. ecc.
Insomma un EDC dedicato ad una professione.
Esistono poi EDC che a mio avviso denotano forme paranoidi o cose simili, ed ecco che allora siamo in presenza di veri e propri kit di sopravvivenza che culminano dove è consentito con armi da fuoco.
Fino ad ora sto semplicemente cercando di spiegare la reale filosofia dell’EDC cercando di viaggiare il più lontano possibile dalle leggende metropolitane, agli eccessi o, come ho già detto paranoie. Si perchè portare con se nel centro di Miano un set di ami da pesca con relativo filo e piombi
...
Se adesso foste intenzionati a creare i vosrto di EDC, cosa potreste metterci?
Decisamente oggetti che potrebbero tornarvi utili nel quotidiano o, anche in situazioni non dico eccezionali ma comunque relativamente fuori dall’ordinario. Con questo però non dico di portavi dietro un piede di porco qualora si bloccasse la serratura della porta del bagno.
Un attrezzo che decisamente si dimostra utile in più di una circostanza senza per questo passare per Rambo esaltati è, o il coltellino svizzero o un multitool.
Generalmente si pensa ad un modello piccolo o comunque medio, e questo perchè parliamo di un kit che, dovendolo sempre portare con noi, deve risultare piccolo e maneggevole.
Un’altra cosa gettonatissima negli EDC sono le lampadine tascabili. Qui si può spaziare dalla normale torcia più grande e performante fino alla minuscola lampadina a bottone che, non ci farà vedere a 50 metri di distanza ma che ci permetterà di trovare le chiavi cadute sotto la macchina o salire le scale al buio.
Si può continuare con l’immancabile accendino, qualche metro di cordino, una scatola di cerotti o qualsiasi altra cosa la nostra fantasia ci possa proiettare nella necessità di averne bisogno.
Semprechè si tratti di EDC d’emergenza, altrimenti basterà inserire l’orologio, il portafoglio, le chiavi di casa ed una caramella alla menta.
Un discorso a parte meritano i contenintori degli EDC.
Considerando che oltre l’80% di questi kit tende all’emergenzapotrei averne bisogno o e se capitasse ?, tutti avranno bisogno di un contenitore o una pochette che contenga il tutto e che ci consenta di portarla con noi agevolmente.
Qui la scelta è decisamente sterminata ed è ovviamente dettata dalle nostre necessità.
Borsette floscie con attacco alla cintura o a moschettone, scatolette metalliche, scatole di plastica trasparente a tenuta stagna sono le tre macrocategorie principali, poi c’è il grande oceano della fantasia.
Personalmente mi ritengo un EDC vivente perchè ho tutto il materiale sparso nelle tasche, marsupio o giacca. Quotidianamente porto con me da sempre un multiuso Letherman Wave al quale si è aggiunto negli anni un accendino a benzina a tenuta stagna, un orologio con bussola e altimetro, un neck knife (ultimo arrivato) e poi un marsupio che contiene un GPS, 2 chiavette USB da 16 e 32G, un HD da 80G, una compattina, 30 metri di cordino in kevlar ed un’altro multitool più performante.
Ovviamente è la mia personalissima interpretazione dell’EDC, mentre la vostra quale sarà?

kit di emergenza

Tutto quello che avreste voluto chiedere su un kit da sopravvivenza ma che non avete mai osato chiedere

quello dei kit da sopravvivenza è uno degli argomenti senza fine che ricorrono nei forum di escursionismo o, all’inglese bushcraft.
resta sempre da capire se, la costituzione del kit ha una reale necessità, è un vezzo una moda, un passatempo o una mania.
in questa sede non cercheremo di sviscerare le paranoie di chi si vuole imbarcare in questa impresa ma, cum grano salis, vi prenderemo per mano e vi accompagneremo in questa avventura nella speranza che, alla fine, anche voi avrete approntato il VOSTRO kit, che porterete sempre con voi in escursione senza però dovervi mai pentire dei grammi o etti che comunque peserà.

sono anni che bazzico forum italiani ed anglofoni, e l’argomento è sempre lì, sempre presente con presenza cadenzata. Insomma si capisce che è un qualcosa che colpisce, senza che probabilmente i più ne conoscano la reale utilità e/o significato.

in base al nome, ragionandoci sopra, il kit deve essere una serie di oggetti e strumenti che devono tornarci utili in un contesto in cui la nostra incolumità è in pericolo, altrimenti che survival sarebbe?

a questo punto, dovremmo forse fare un distinguo: kit salva vita o kit d’utilità?
sono sicuro che il 99% dei lettori, data la tipologia delle escursioni che pratica avrà bisogno di un kit d’utilità, discostandoci per esempio diametralmente dai survival kit in dotazione ai piloti dell’aviazione militare che potrebbero realmente ritrovarsi in pericolo di vita.

la prima differenza con questo tipo di kit sono sicuramente le dimensioni. certamente un pilota che si muove dietro le linee nemiche non può portare con se un fagotto da mezzo chilo grande quanto una pagnotta ma, e qui entriamo nel contesto, la classica scatola da tabacco.

cerchiamo comunque di non confondere le due tipologie che tratteremo separatamente ed iniziamo con il normale kit d’utilità, che un semplice trekker porterebbe con sè in escursione.

come primo assunto consideriamo che viviamo in italia, e che siamo quindi in un paese altamente antropizzato. sarà quindi molto difficile addentrarsi in una landa desolata a tal punto da essere distante decine di chilometri dalla civiltà più vicina, ed allora per assurdo una bussola può essere utile per uscire da un bosco e non certo per tirarsi fuori da un deserto…

come secondo assunto esistono regioni dove non ci sono fiumi o laghi degni di nota, e quindi inserire nel kit il necessario per pescare è decisamente fuori luogo

come terzo assunto viviamo in una nazione dove le stagioni sono decisamente più miti che in altre parti del globo e dove, salvo rarissimi casi, non esistono animali predatori pericolosi per l’uomo.

quarto assunto: nell’escursionismo vale sempre la regola che è meglio se è più leggero
queste sono regolette che ritroveremo spesso nei ragionamenti per la costituzione del nostro kit, si perchè non vi dirò cosa metterci, ma ci arriverete voi ragionandoci sopra.

questo perchè come ogni cosa vale sempre la regola della domanda: COSA DEVI FARCI?

grande differenza c’è infatti nel materiale di pronto soccorso necessario per tutelarsi in un’escursione domenicale e quello di un viaggio di quindici giorni nella lontana e selvaggia Alaska! fa anche differenza se avete venti anni e siete sani come un pesce o ne avete cinquanta e siete già affetti da diverse patologie.

elemento discriminante è anche il vostro livello di paranoia. volete cioè tendere ad un kit realmente minimalista e quindi da scatoletta di tabacco o volete prevedere ogni eventualità e quindi da marsupio pieno come un uovo che sfiora i cinque kg? ricordate il quarto assunto
in pratica il soggetto è lo stesso, ma cambia l’approccio.

non avremmo allora solo fiammiferi, mini coltellino, bussola a bottone, ami e filo, fil di ferro, lampadina mignon e qualche cerotto, ma anche una borraccia con gavetta, un coltello full tang, un’accetta, un seghetto a serramanico, un tarp, una coperta d’emergenza, un fornellino, luci chimiche, disinfettante, laccio emostatico (DANNOSISSIMO SE NON SAPUTO USARE !!!!!!!!), mazzo di carte per i solitari, ecc. ecc. ecc.

dopo aver letto tanti articoli scritti da chi esponeva il proprio kit, posso comunque dirvi che la configurazione definitiva è SEMPRE arrivata dopo tanto tempo e tanti tentativi.

ho anche letto di kit che avrebbero fatto invidia alla dotazione di un’ambulanza della CRI, mancando forse solo del defibrillatore. un’esagerazione che andava ben oltre l’essere previdenti, inoltre, siete sicuri che sia il caso di portare ago e filo se non siete in grado di suturare? meglio forse munirsi di cerotti di sutura, la cui applicazione è decisamente meno cruenta…

altro discorso è da farsi invece se ci si trova a fare una spedizione, p.es. in Africa con un gruppo piuttosto nutrito (in risposta alla domanda COSA DEVI FARCI) siete i responsabili del gruppo ed avete anche nozioni di primo soccorso. Allora non si avrebbe più a che fare con un kit di sopravvivenza ma con un kit di pronto soccorso diversamente attrezzato e possibilmente collocato in un contenitore ad hoc.

penso a questo punto di aver esposto tutti gli aspetti logistico pratici di un kit potendo passare ad una disanima dei possibili componenti di quest’ultimo.

cominciamo con elencare le necessità che si possono presentare in un contesto di “necessità/difficoltà”

1) attività primarie
2) fuoco
3) riparo/copertura
4) cibo
5) cure mediche
6) necessità accessorie

attività primarie

per me sono il taglio, l’illuminazione e le legature

taglio: il coltello è lo strumento principe dell’escursionista. badate bene ho scritto strumento. consideratelo quindi alla stregua di un’utensile e quindi tutto quello che può scaturirne.
in base alle dimensioni del contenitore si può partire dalla lama del bisturi in confezione sterile (ad uso anche medico), passare al piccolo serramanico, continuare con il multi lama, salire al folder più grosso e finire al full tang

illuminazione: una minilampadina a led occuperà veramente poco spazio e fornirà una luce decente, ma nessuno ci vieta di sacrificare spazio e di salire ad illuminazioni che superano anche i 100 lumen. per chi non volesse essere schiavo delle batterie può optare per una lampadina a dinamo

legature: spago, cordino, paracord, fil di ferro o filo di rame. tutto materiale valido sia per effettuare legature che per improvvisare delle trappole, anche se in Italia questa attività è ILLEGALE

fuoco

è quella che ritengo la cosa più importante, anche al di sopra del cibo.

a mio avviso, lo strumento principe per accendere il fuoco è il firesteel, a seguire in ordine sparso fiammiferi contro vento ed accendino piezo, da preferirsi a quello tradizionale a pietrina perchè quest’ultimo diventa inutilizzabile con le mani bagnate.
il sistema più veloce per accendere il fuoco è l’utilizzo di una buona esca. esperienza mi ha insegnato che la migliore in assoluto è il cotone idrofilo imbevuto di olio di vaselina. oltre ad essere immediatamente infiammabile è anche idrofugo. basta trovare un piccolo contenitore stagno (anche un barattolino porta pillole) ed il gioco è fatto

riparo/copertura

in emergenza, per coprirsi va benissimo la classica coperta alluminata. costa poco, è piccola/leggera e funziona alla grande. certo mal si concilia con il kit da scatola di tabacco, ma se avete un po più di spazio fateci un pensierino.
il riparo è fondamentale e lo si può creare sicuramente se siete in possesso di un vero coltello o con molta fantasia se l’unica lama che possedete è un coltellino a serramanico da 5cm.
una buona idea è quella di procurarsi un telo di paracadute che, oltre ad avere grandi doti di resistenza, si appallottola molto fino ad occupare pochissimo spazio. da un giusto ritaglio si può ottenere sia un riparo che un’amaca, ma anche una sacca a tracolla.

cibo
inserire del cibo in un kit sarebbe pura utopia, prima per la quantità secondo per la scadenza. ha invece più senso attrezzarsi per procurarsene in corso d’opera.
comunque, in Italia in base al primo assunto una barretta energetica è più che sufficiente dato che per qualche giorno senza mangiare si può resistere ma se ci trovassimo in qualche landa desolata dell’immancabile Alaska allora dovremmo dedicarci a cacciare e/o pescare.
ok quindi al kit da pesca ed ai cordini ed il fil di ferro per preparare le trappole.

cure mediche

un kit veramente minimale si compone di materiale per rimediare a tagli ed abrasioni. tutto quello che va oltre richiederebbe comunque delle nozioni che non tutti hanno (ad esempio voi sapete suturare un taglio?). comunque le dimensioni del kit dovrebbero variare proporzionalmente alla distanza del centro abitato più vicino e dovrebbe anche tenere conto di vostre eventuali patologie pregresse. il contenuto cambierebbe anche in virtù della zona del pianeta in cui andreste ad avventurarvi. comunque fondamentale è un colloquio con il vostro medico curante che sicuramente saprà consigliarvi per il meglio.
quello che comunque non deve mancare è:
disinfettante, garze sterili, cerotti, sparadrappo, forbicine, pinzette, guanti sterili monouso.
il tutto in una borsetta dedicata possibilmente di colore rosso per una rapida individuazione con annesso un piccolo telo per riporre il materiale quando lo si usa.
poi a seguire tutti quei farmaci che concorderete con il vostro medico.

necessità accessorie

in questa categoria rientra tutto e niente
un coltello full tang, un seghetto a serra manico, un’accetta, un telo da ferramenta, una lampada frontale. c’è anche chi si porta un libro per passare il tempo chi il lettore mp3 per ascoltare musica che delle carte per farsi dei solitari. sta a voi decidere cosa potrebbe esservi utile e del quale non vorreste farne a meno.

ricordate comunque che ci sono cinque cose che un mini kit non può fare:

1) salvare la vostra vita - su nessun strumento da sopravvivenza o raccolta di essi si può risparmiare e comunque può sempre succedere che qualcosa facente parte del kit non funzioni o si guasti
2) essere l'unico strumento di sopravvivenza - un piccolo kit può essere al massimo una marcia in più o comunque meglio che niente
3) sostituire abilità ed esperienza - sono queste le due cose che fanno veramente la differenza, i componenti del kit sono un aiuto, un bonus, nulla di più, ragionate in quest'ottica
4) essere una soluzione di sopravvivenza a lungo termine - non ci si può affidare al contenuto di una sacota per tabacco in caso di inondazioni o terremoti. in queste circostanze necessita una pianificazione preventiva a lungo termine
5) sostituire una pre-pianificazione - lasciare sempre detto dove si va prima di partire per qualche escursione faciliterà di gran lunga le operazioni di recupero dei soccorsi. cosa che una scatoletta con qualche utensile non potrà mai sopperire.

un interessante sito dove leggere un altro punto di vista sull'argomento è QUESTO